sabato 20 novembre 2010

PIAZZA DELLA LOGGIA: LA STRAGE IMPUNITA

A 36 anni di distanza non c’è ancora una verità giudiziaria ma c’è lavoro per gli storici
DALL’ITALIA – In Italia certe vicende “oscure” del passato recente sembrano destinate a restare tali, oppure (e questo è ancora peggio!) ad essere completamente rimosse dalla memoria dei cittadini, con la complicità di una buona fetta della politica e del mondo dell’informazione. Una di queste vicende è quella della strage del 1974 di Piazza della Loggia a Brescia, che qualche giorno fa ha visto concludersi il primo grado dell’ennesimo processo  (l’ultimo?) su quel doloroso episodio. La sentenza: assoluzione per insufficienza di prove. Assoluzione per Delfo Zorzi, ex membro di Ordine Nuovo (oggi imprenditore in Giappone), per Carlo Maria Maggi, ex leader di Ordine Nuovo, per Pino Rauti, fondatore dell’Msi e di Ordine Nuovo. Assoluzione anche per Maurizio Tramonte, l’uomo che stava dietro l’enigmatica “fonte Tritone”, l’informatore di una serie di documenti trovati negli archivi del Sid (ex Sismi) dal giudice Guido Salvini che hanno portato all’apertura del nuovo processo nel 1993. Assoluzione anche per l’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino (già condannato, per altre vicende, a condannato a 3 anni e 4 mesi per truffa; il suo nome peraltro compare, seppur indirettamente, nel caso Moro e nella strage di Bologna[6]), che quel 28 Maggio 1974 era in Sardegna, avendo lasciato solo un vicebrigadiere alla questura (mentre tutti gli altri carabinieri erano ad un corso di formazione); fu lui a condurre le prime indagini e, secondo l’accusa, a ordire i primi depistaggi. [1] [2] [3]
Le reazioni, com’è comprensibile, sono piene di sdegno e di delusione; il presidente dell’Unione Familiari Vittime per Stragi, Paolo Bolognesi ha dichiarato: “Tutto ciò e' incivile e vergognoso. Ancora una strage impunita al termine di un processo che ha assolto tutti. […] In questo triste momento la ricerca della verità è stata umiliata”. [4] Ma c’è anche spazio per la denuncia; Manlio Milani, il presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Piazza della Loggia ha dichiarato:  In questo processo le cose che mi hanno colpito sono state le reticenze, le falsità che hanno raccontato. […] Stiamo ancora combattendo con un Parlamento che ti dice che sull’applicazione della legge sul segreto di Stato, a quattro anni dalla sua approvazione non ci sono ancora i regolamenti applicativi. Non c’è volontà di affrontare quegli anni.” [5]
A questo punto, crediamo sia opportuno ricostruire il contesto in cui ebbe luogo quella triste vicenda. Siamo nel Maggio del 1974, come si è detto, pochi giorni dopo il referendum abrogativo sul divorzio che aveva segnato la sconfitta della DC e del fronte del “si” e la vittoria della sinistra; in quei mesi, si riapre la stagione delle stragi, una nuova strategia del terrore, di quelle che si riaffacciano periodicamente nella recente storia d’Italia (vedi il post http://tranitaliamondo.blogspot.com/2010/10/la-storia-oscura-della-repubblica.html ): alle 10.12 del 28 Maggio una bomba esplode in Piazza della Loggia, mentre è in corso una manifestazione antifascista (otto morti e novantaquattro feriti); il 4 Agosto un altro ordigno fa esplodere il treno Italicus tra Firenze e Bologna (dodici morti e quarantaquattro feriti). Le responsabilità delle stragi vengono indirizzate verso i movimenti neofascisti, e forse non è un caso; in una storica intervista a Massimo Fini del a Natale del 1974 Pier Paolo Pasolini afferma: “Prendiamo le piste nere. lo ho un'idea, magari un po' romanzesca, ma credo giusta, della cosa. Il romanzo è questo. Gli uomini di potere, e potrei addirittura fare nomi senza paura di sbagliarmi - comunque alcuni degli uomini che ci governano da trent'anni - hanno prima gestito la strategia della tensione a carattere anticomunista, poi, passata la preoccupazione dell'eversione del '68 e del pericolo comunista immediato, le stesse identiche persone hanno gestito la strategia della tensione antifascista”. Meno di un anno dopo, com’è noto, lo scrittore sarebbe stato ammazzato in circostanze che dire “sospette” sarebbe un eufemismo. Ma questa è un’altra storia. [6]
Restiamo sulla vicenda di Piazza della Loggia; prendiamo i processi, per esempio:  nel 1979 la Corte d’Assise di Brescia condanna il neofascista Ermanno Buzzi (ucciso in carcere due anni dopo) e Angiolino Papa; nel 1982 tutti gli imputati sono assolti con formula piena; nel 1983 la Cassazione annulla questa sentenza e nel 1985 si svolge nuovo processo a Venezia che si conclude nuovamente con un’assoluzione (confermata dalla Cassazione nel 1987); nel 1987 approda in Corte d’Assise un’altra inchiesta che porta all’assoluzione degli accusati (poi confermata in Appello e in Cassazione); si giunge così all’indagine del 1993 e all’assoluzione di qualche giorno fa. [6]
La verità giudiziaria dunque dovrà attendere ancora chissà quanti anni ma, dal punto di vista storico, il quadro che si delinea a 36 anni di distanza, come scrive Michele Brambilla su “La Stampa” [7], è “un quadro fosco di connivenze e intrecci inconfessabili [che] sembra fissato per essere consegnato, se non ai giudici, agli storici. La formula scelta ieri dalla Corte d’assise per assolvere equivale alla vecchia insufficienza di prove. Vuol dire che le prove non bastano, ma almeno in parte ci sono. Non le prove delle responsabilità personali degli imputati; ma quelle del folle agitarsi di un mix di vecchi nostalgici del fascismo, di giovani ed esaltati estremisti, di spie, di ufficiali infedeli.” Il già citato Paolo Bolognesi, a tal proposito, aggiungeva che quanto emerso dal dibattimento “era molto interessante” e che "sono uscite cose utili non solo per Brescia ma anche per Bologna e per altre stragi"; infine concludeva amaramente che "In Italia ci sono state 14 stragi terroristiche e in nessuna si è arrivati ai mandanti". [8]
Impossibile non condividere l’amarezza di Bolognesi, non solo per la mancanza di colpevoli da assicurare alla giustizia, ma soprattutto per la mancanza in Italia di una cultura condivisa sulla storia di quegli anni, pur essendo passati diversi lustri da quegli episodi. Col passare del tempo, su queste pagine sanguinose, piuttosto che giungere l’acquisizione di una visione lucida e distaccata, sta piombando una pesante coltre di oblio.

[6] A. Baldoni, S. Provvisionato, “Anni di Piombo”, Sperling & Kupfer, 2009

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