sabato 20 novembre 2010

LA DISFIDA DI TRANI

Un invito alla città per riappropriarsi della sua Storia
DA TRANI – Il 17 novembre 2010 il sindaco di Barletta Nicola Maffei invia una lettera al presidente della Provincia Barletta-Andria-Trani, Francesco Ventola, ed al sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, per sollecitarli ad intervenire “per sottrarre il Campo della Disfida, sito in territorio comunale di Trani, dalla situazione di degrado in cui versa attualmente”. [1] Eh si, perché (sono in pochi a saperlo o a ricordarselo ancora, se mai l’hanno saputo) che il territorio in cui l’epico avvenimento ebbe luogo è situato proprio a Trani e al territorio di Trani apparteneva anche nel lontano 1503 quando le armi italiane e francesi giunsero a “singolar tenzone”.
Ora che qualche smemorato tranese ha ritrovato la memoria, sarebbe forse opportuno rinverdire anche quella del sindaco che più volte si è fatto vanto di essere un cultore della Storia locale, ma non sembra essere stato molto attento a valorizzare un evento noto in tutto il mondo, storicamente associato alla città di Barletta (da D’Azeglio in poi, questo va riconosciuto), ma che i fatti dimostrano essere avvenuto a Trani (e non è un caso, come si leggerà nel seguito del post).
Se non per amore della cultura, non fosse altro che per un briciolo di orgoglio cittadino, forse sarebbe opportuno intervenire celermente per bonificare e valorizzare il Campo della Disfida: e di lavoro da fare ce ne sarebbe un bel po’. La lettera di Maffei segue, infatti, alla pubblicazione, il 16 novembre, di un articolo di Gianpaolo Balsamo su “La Gazzetta del Mezzogiorno” in cui si denuncia lo stato di completo abbandono in cui versa il sito (nella contrada S. Elia) e il monumento che lì fu posto a memoria dell’evento. Nell’articolo si legge:
Difficile è, pertanto, individuarlo, più difficile arrivarci, visto che ad indicare la presenza del «tempietto» ci sono soltanto due basse colonne in pietra, poste all’inizio di un vialetto e riportanti una iscrizione diventata ormai quasi illeggibile. Poi, al termine dello stretto camminamento in asfalto, buio e dissestato (impraticabile se piove), si erge l’antico monumento in bugnato, corroso dal trascorrere degli anni e dagli agenti atmosferici. […]Ai piedi del monumento, rifiuti di ogni genere (bottiglie di birra, di plastica, fazzoletti, cartoni di pizze, ecc) che conferiscono al luogo un aspetto di degrado assoluto. «Qui la sera viene chi spaccia la droga oppure vengono a bere», ci dice un agricoltore che, incuriosito dalla nostra presenza, si avvicina: «Siete del Comune? È’ uno schifo. Non vengono neanche a pulire. Ogni tanto siamo noi a togliere i rifiuti che gli altri lasciano»”. [2]
Come si è detto, dunque, il monumento sorge in territorio tranese perché è a Trani che si svolse la Disfida, anzi a Trani si svolserole” Disfide. Tuffiamoci nei primi anni del XVI secolo: il Regno di Napoli (in pratica l’intero sud Italia) viene spartito tra Francesi e Aragonesi (Spagnoli), ma i disaccordi tra le forze occupanti portano ad una serie di screzi e di piccoli e grandi conflitti. [3] In seguito ad una sfida del cavaliere francese de Bayard nei confronti dello spagnolo don Alfonso Sotomayor, la “prima disfida” ha luogo proprio nel campo di contrada S. Elia (per la cronaca don Alfonso quel giorno ci lascia le penne). Gli Spagnoli non si danno per vinti e il 20 settembre 1502 si giunge ad una “seconda disfida”: questa volta si combatte in un recinto sotto le mura di Trani (forse nei pressi del fossato del castello), ma la contesa tra 11 Francesi e 11 Spagnoli, sotto gli occhi giudicanti del governatore Gradenigo (a cui a Trani è intitolata una piazza) e di alcuni nobili tranesi, dura diverse ore e al calar del sole se ne decreta la fine senza vincitori né vinti. Si arriva così alla “terza disfida” (quella famosa!): Consalvo de Cordova, il generale spagnolo che aveva occupato Barletta con le sue truppe, ha la brillante idea di invitare a cena, allo stesso banchetto, alcuni cavalieri spagnoli, italiani e anche (per la par condicio, naturalmente) qualche prigioniero francese. Uno di questi, il capitano La Motte, si rende protagonista di un insulto ai cavalieri italiani e getta il guanto della sfida. La sfida viene raccolta e, alla mattina del 13 Febbraio 1503, 13 cavalieri italiani (nessuno di questi è barlettano né tranese) e altrettanti francesi si danno appuntamento al solito posto: quel bel terreno di contrada S. Elia a Trani! L’esito dello scontro è noto a tutti. La scelta di combattere le tre disfide a Trani naturalmente non è casuale: innanzitutto la città era più o meno a metà strada tra Barletta, dove erano stanziati gli Spagnoli, e Ruvo, dove erano alloggiati i Francesi; inoltre, ancor più determinante nella scelta del luogo fu la considerazione che Trani era all’epoca neutrale nello scontro poiché non sottoposta né al dominio spagnolo né a quello francese, bensì a quello della Serenissima (la Repubblica di Venezia). In definitiva, la Disfida non poteva che svolgersi a Trani! [4].
Ad imperitura memoria dell’evento (si fa per dire) il prefetto di Bari e di Otranto, don Ferrante Caracciolo, fa erigere nel 1583 un monumento che però viene pesantemente danneggiato nel 1806 da alcuni soldati francesi. Cinquanta anni dopo su pressione dello storico Giovanni Jatta, viene ricostruito con l’aggiunta di un’epigrafe, dettata dal nostro concittadino più illustre, il tranese Giovanni Bovio, che recita così:
 “XIII Febbraio MDIII in equo certame
contro tredici francesi qui
tredici di ogni terra italiana
nell’unità nell’amore antico
e tra due invasori provarono
che dove l’animo sovrasti la fortuna
gli individui e le nazioni risorgono”.
Se nessuno l’ha portata via, dovrebbe essere ancora lì. [5]
Parole vane e vano pure il monumento se oggi quasi nessuno a Trani si ricorda che qui si combatterono quelle battaglie che certamente hanno contribuito alla fama di Barletta (nel 1903 il monumento fu meta di pellegrinaggio, vedi foto). Ma l’invito a ricordare le circostanze di quegli eventi non deve sembrare una mera questione campanilistica (non ne abbiamo davvero bisogno di questi tempi), quanto piuttosto un’esortazione alla cittadinanza a riappropriarsi della propria Storia, della propria cultura: inutile ovviamente aggiungere che opportune operazioni di valorizzazione dell’evento gioverebbe anche al turismo e quindi alle nostre tasche. Eppure nulla si è mosso a Trani in tal senso: e pensare che nell’ottobre 1931 l’Avv. Michele Assunto Gioia di Trani pubblicava un libretto dal titoloIl luogo del duello dei tredici nel giorno del 13 febbraio 1503” in cui sosteneva che il Monumento si sarebbe dovuto elevare in Trani e non in Barletta, in quanto il combattimento si svolse in una masseria del Capitolo di Trani. Il Monumento Nazionale della Disfida verrà costruito a Barletta nel 1980. [6]
Forse sarebbe ora che anche a Trani ci si attivasse per qualcosa che commemori quei fatti: una via, una statua, una piazza. Pare già di sentirla nelle voci dei tranesi: Piazza della Disfida di Trani, anzi no, Piazza delle Disfide di Trani …

[4] R. Russo, “La Disfida di Barletta”, Ed. Rotas, 1994

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