domenica 13 febbraio 2011

DA PALAZZO CARCANO A PIAZZA LONGOBARDI, QUANDO LA CULTURA DIVENTA UN PESO

Cosa accadrebbe se sotto la piazza si nascondesse un vero e proprio tesoro?

DA TRANI - Pochi giorni fa sono stati avviati i lavori di risistemazione della piazza Campo dei Longobardi, la vecchia “piazza del pesce”. Da agosto in poi (termine ultimo indicato per la fine dei lavori), la zona ospiterà un nuovo “salotto” pedonale per la nostra città, stile piazza Teatro. L’area verrà ripavimentata con materiale lapideo locale (almeno si spera) e abbellita da alberi di leccio e panchine in ghisa e legno, simili a quelle poste nella vicina piazza Mazzini. In più, al centro, secondo quanto riporta il progetto redatto dal (solito) geometra Saverio Pinto dell’Ufficio Tecnico Comunale, saranno posizionate le tavole degli Statuti Marittimi, incise su rame. La realizzazione dell’opera, affidata all’impresa “Gramegna Luigi” aggiudicataria dell’appalto, prevede un costo di 450.000 €, ottenuti con un mutuo dalla Cassa Depositi e Prestiti, e una durata di 200 giorni.
Certamente, l’idea di abbellire la piazza, eliminando quell’obbrobrio che era diventata, è sicuramente buona, ma non mancano le dolenti note, su cui poter discutere.
In primis, bisognerà capire come l’apertura di un ulteriore cantiere, dopo quello di piazza Quercia, in una zona del centro storico molto frequentata, possa incidere sul traffico veicolare nelle ore di punta. Basti vedere quel che accade durante le serate dei giorni festivi sul porto, code immense e auto parcheggiate il più delle volte in divieto di sosta, e ciò che abbiamo già notato a pochi giorni dall’apertura del cantiere in piazza Longobardi: anche qui auto parcheggiate vicino alla recinzione, a restringere ancor di più la strada che porta in via Ognissanti. E questo, senza che si provveda a multare gli incivili e a tutelare i residenti della zona. Non osiamo immaginare ciò che succederà nei mesi estivi, con il fisiologico aumento dell’afflusso dei forestieri in città. Il problema è sempre il solito: l’amministrazione si vanta della realizzazione di questi salotti pedonali che fanno tornare il centro storico, a detta del sindaco, al suo originario splendore. Ma se solo la stessa amministrazione provvedesse alla realizzazione di aree riservate a parcheggio, magari collegate con un efficiente servizio di bus navetta al centro cittadino, come accade in molte città turistiche che si rispettino, queste opere sarebbero accolte con molto più entusiasmo, anche da coloro che nel centro storico vi abitano.
Altro problema che offre spunti di discussione è quello legato al mercato settimanale che si svolgeva nella piazza. Gli ambulanti, con l’inizio dei lavori, sono stati trasferiti in piazza Madre Teresa di Calcutta, in zona Sant’Angelo, nei pressi del Liceo scientifico. Si è giunti a questa soluzione solo poche settimane fa, senza che mancassero polemiche tra comune e associazioni di categoria. Inizialmente si era indicata la zona del molo di Santa Lucia, dopo che ai pescatori era stata vietata la vendita sulla banchina. Poi piazza Dalla Chiesa, su cui addirittura era già stato redatto un progetto di adattamento a zona mercatale, subito osteggiato da Verdi e Legambiente, visto che prevedeva l’abbattimento degli alberi presenti, per far posto a box prefabbricati e servizi igienici, i quali avrebbero ulteriormente privato la zona di verde pubblico. E infine si è giunti alla scelta della suddetta piazza, nella ex zona 167. Ebbene, leggendo un po’ di commenti rilasciati sulle pagine web dei siti di informazione tranesi, gli abitanti della zona non sono per niente entusiasti della scelta. La paura è che la piazza, già abbandonata a se stessa, a detta di molti, arrivi a condizioni igienico-sanitarie precarie, come è successo alla vecchia piazza del pesce. I cittadini non hanno certo tutti i torti a lamentarsi. Il problema è sempre attuale. Tuttavia, a nessuno, se non ai Verdi, è venuto in mente di adattare ad area mercatale le numerose zone presenti in periferia, che avrebbero, in tal modo, la loro naturale destinazione. Mi riferisco ai capannoni Ruggia, in via Imbriani, o ai capannoni dell’ex mercato ortofrutticolo presenti in via Andria, di fronte al carcere. Non si riesce ancora a capire il perché non vengano sfruttate queste aree, ormai quasi del tutto abbandonate o inutilizzate. Ah, dimenticavo! In realtà un’opera di adeguamento è stata fatta: affinché, infatti, gli operatori del mercato siano comodamente ospitati nella nuova area, qui sono stati posti dei bagni chimici. Almeno quello…
Tuttavia, la questione che più allarma e di cui nessuno parla è quella relativa ai possibili ritrovamenti di chiese risalenti al XIV secolo, che potrebbero venire alla luce nel corso dei lavori. Di questo se ne parla più dettagliatamente in un altro post. Ciò che più si teme è che la piazza faccia la fine di Palazzo Carcano, una delle storie più vergognose della storia moderna della nostra città. Il palazzo, in origine ospitante un istituto delle Suore del Divino Zelo, fu acquisito dal Comune di Trani nel lontano 1999, per realizzare nuovi uffici giudiziari. Solo cinque anni dopo, nel giugno 2004, fu aggiudicato l’appalto per i lavori per una cifra di circa 2,4 milioni di euro ed una durata di 574 giorni, a partire dalla consegna dei lavori. In realtà tale consegna fu solo parziale, poiché l’edificio si rilevò in parte abusivamente occupato. Successivamente, a poche settimane dall’inizio dei lavori, vennero alla luce dei preziosi reperti archeologici e i lavori furono sospesi a novembre, affinché venisse redatta una perizia di variante supplettiva. La cosa assurda è che tali ritrovamenti non possono essere considerati una sorpresa, se è vero che (come riporta radiobombo.it) già nel lontano 1996, nel progetto redatto dalla Sovrintendenza per la ristrutturazione dell’immobile, erano previsti degli importi per scavi archeologici. Quindi già era noto, ben otto anni prima, che i lavori al palazzo Carcano avrebbero riportato alla luce resti di mura medievali e, addirittura, resti di presenze preistoriche. Un patrimonio inestimabile. La campagna di scavi iniziò nel 2005, protraendosi fino al 2008, quando con una lettera alla Sovraintendenza il sindaco Giuseppe Tarantini comunicò la carenza di fondi per la continuazione degli scavi. E certo, in quel periodo il Comune era impegnato a risanare gli enormi debiti accumulati nella precedente amministrazione Tarantini, che ancora attanagliano le casse cittadine (come riportato in uno dei nostri post). Figuriamoci cosa accadrebbe se simili ritrovamenti venissero alla luce durante i lavori in piazza Longobardi. Nello stesso 2008 il Comune consegnò la parte di immobile originariamente occupata abusivamente. Si previde all’epoca che almeno quella parte di palazzo sarebbe stata conclusa e consegnata al Tribunale entro l’aprile del 2010. Ma coloro che, passeggiando tra la maestosa Cattedrale e l’imponente Castello Svevo, si imbattono nel triste spettacolo dei resti di palazzo Carcano, circondati da una fatiscente recinzione, delimitante l’eterno cantiere, si rendono conto delle assurdità messe in atto nella nostra città. Inoltre, se qualcuno sa che fine ha fatto il materiale ritrovato durante gli scavi può ritenersi fortunato. C’è chi riferisce che in parte è stato portato al Museo Diocesano, oppure chi testimonia atti non certo conservativi attuati nei riguardi dei manufatti ritrovati. Insomma le voci si rincorrono, ma evidentemente a pochi interessa a chi è stata affidata la loro conservazione. Eppure quando si presentano progetti di restyling nelle zone storiche di Trani, i nostri politici si affannano nel rivendicare le qualità di polo turistico e culturale della città e sottolineano come queste opere ne aumentino l’appeal. Ciò che, invece, è certo è che il Comune nel 2009 è stato condannato a pagare all’azienda aggiudicataria dei lavori una somma pari a 600.000 €, per i danni dovuti alla sospensione prolungata dei lavori (e questo, purtroppo, non è un caso isolato a Trani). Intanto, in tutti questi anni l’autorità giudiziaria ha continuato a chiedere insistentemente al Comune nuovi immobili, per adeguare l’edilizia giudiziaria del polo tranese. Ma l’incredibile incapacità di gestione degli eventi legati a Palazzo Carcano ha influito a bloccare tale processo di adeguamento. Nell’agosto scorso sembrava palesarsi all’orizzonte un’ulteriore beffa: l’amministrazione aveva pubblicato un bando finalizzato ad individuare un immobile in periferia, ove trasferire gli uffici. Come sottolineato dal consigliere comunale Di Gregorio (Verdi), sono stati spesi sino ad ora oltre sei milioni di euro per rammodernare i palazzi di proprietà comunale esistenti e qualcuno, chissà per quale oscuro motivo, ha pensato di trasferire gli uffici in un capannone privato! E dei palazzi del centro storico cosa ce ne faremmo dopo aver speso tanti soldi pubblici?”.  Il Sindaco aveva difeso questa eventualità desiderando che “il centro storico non fosse più sottoposto all’impatto giornaliero delle centinaia di automobili che lo intasano sia nelle ore mattutine che in quelle serali e notturne”. Fortunatamente il tutto è finito in una bolla di sapone e gli uffici giudiziari restano dove sono, nella speranza che idee farlocche e poco fattibili siano sostituite da serie opere di valorizzazione dell’immenso patrimonio storico-culturale di Trani.


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