domenica 13 febbraio 2011

IL “TESORO” DI PIAZZA LONGOBARDI

Cosa si cela sotto il manto stradale di Piazza Campo dei Longobardi?
DA TRANI - Tranquilli, quello che state leggendo non è il resoconto di una puntata di Voyager. Parliamo piuttosto della possibilità concreta di far emergere reperti archeologici di un certo rilievo che potrebbero parlarci di una Trani medievale, ancora sconosciuta, che per anni è rimasta nascosta ai nostri occhi. L’occasione è offerta dai lavori di sistemazione che si effettueranno nei prossimi mesi in Piazza Campo dei Longobardi: si tratterebbe dell’ultima possibilità per riscoprire un pezzo di storia della nostra città. Naturalmente questo sarà possibile se ci sarà la volontà di cercare o, per lo meno, di non chiudere gli occhi di fronte a quello che potrebbe venir fuori dai lavori di ripavimentazione. Certo, sarebbe opportuno, a parere di chi scrive, un approfondito scavo archeologico. Ma che cosa c’è realmente sotto Piazza Longobardi?
Il nome stesso della piazza suggerisce una prima ipotesi. La presenza dei Longobardi a Trani risale a tempi antichissimi; a loro risale la prima murazione che difendeva la città dagli assedi; nell’834 d.C. furono proprio i Longobardi ad istituire a Trani la sede del loro gastaldato (quello che oggi sarebbe un capoluogo di provincia o di regione). Quello che ricorda la toponomastica, comunque, è la presenza, nella zona della piazza, dei fondaci longobardi, ovvero dei magazzini, delle abitazioni e dei luoghi di scambio commerciale dei mercanti lombardi medievali. Da uno scavo in profondità sotto la piazza, dunque, potrebbero emergere cunicoli, fondamenta di edifici, reperti vari riconducibili proprio a quell’epoca e a quelle funzioni. Questa è naturalmente solo un’ipotesi (che comunque varrebbe la pena di verificare).
Tracce più certe le abbiamo a proposito di ben due chiese edificate nel ‘300 le cui vestigia sono certamente sepolte sotto i piedi di chi passeggia per Piazza Longobardi: la chiesa di S. Maria dell’Annunziata e la chiesa di S. Toma. I nomi sono rimasti nella toponomastica e nella memoria dei più anziani: l’odierna chiesa di S. Toma, nella vicina piazza Tomaselli, prende proprio il nome dall’antica chiesa; la dicitura “mmèzze all’Annunziate”, inoltre, richiama decisamente l’altra chiesa. L’esatta collocazione delle due chiese la si può notare nell’immagine a fianco. [1] La chiesa di S. Toma è ricordata in un atto del 1385 (in cui il vicario dell’arcivescovo, Claudio De Collis, conferma la presenza nella chiesa del nuovo rettore, Spirito Palagano [2]) e nel corso del XVII secolo risulta “diruta” e viene ceduta al conte di Conversano (le fondazioni della chiesa dovrebbero però essere ancora lì sotto). [1] Della chiesa romanica dell’Annunziata, invece, abbiamo decisamente maggiori informazioni: la chiesa, che era di patronato dei discendenti del condottiero Alberico de Cuneo de Barbiano, conte di Trani nel 1383, fu demolita nel 1832 a seguito anche degli ingenti danni che l’intera zona (il “quartiere” che sorgeva dove ora si trova la piazza) avrebbe subito durante il drammatico sacco dei francesi del 1799. Cinque o sei anni dopo fu edificata l’odierna chiesa di S. Toma e qui, dall’antica chiesa furono trasportati la campana, le urne cinerarie dei de Cuneo e l’altorilievo ligneo dell’Annunciazione del XV-XVI secolo. [3]
Qualche traccia di tutto ciò emerse negli ultimi lavori di sistemazione della piazza, qualche decennio fa: a dar credito alle voci che circolarono allora, qualche ritrovamento (forse anche l’intera struttura muraria delle due chiese) venne fuori ma, ahimè, come spesso accade in questi casi e da queste parti (chissà perché?) si decise subito di ricoprire tutto, quasi si trattasse di un cadavere purulento.
Possibile che, oggi, che si presenta l’occasione di riparare a quel madornale errore, nessuno conservi la benché minima traccia nella propria memoria del “tesoro” che nasconde quella piazza? Possibile che nell’epoca di Dan Brown, nell’epoca in cui Graal e Templari compaiono persino nello sgabuzzino delle scope, il ritrovamento di due antiche chiese medievali (e forse di molto di più?) non interessi proprio a nessuno? Dove sono le associazioni culturali di Trani? Di cosa discutono nelle loro riunioni? Dove sono i media locali? Inutile chiedersi dove siano i politici di maggioranza e soprattutto di opposizione: di quelli, forse, chi ha a cuore questa vicenda farebbe volentieri a meno.
Dov’è la Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Bari? A tirarla in ballo, d’altronde, è proprio l’assessore ai lavori pubblici, Pietro Di Savino, che il  25 febbraio 2010, a proposito dei lavori in Piazza Longobardi e in Piazza Quercia, dichiarava: “Sono opere importanti che nascono da una proficua sinergia fra Comune e Soprintendenza”. [5] Come mai la Soprintendenza, almeno a quanto ci è dato sapere, non ha disposto nessun tipo di intervento di indagine preventiva o contemporanea ai lavori? E se qualche tipo di lavoro di scavo è previsto perché i cittadini non ne sono informati? D’altronde anche nei ritrovamenti a sud di lungomare Mongelli del 2008, non si può dire che la Soprintendenza abbia fatto un’adeguata campagna divulgativa. In quel caso vennero fuori “ceramiche dipinte, nonché strutture murarie di età imperiale probabilmente riferibili all’impianto di una villa costiera”, ma invece di disporre ulteriori scavi si decise di “insabbiare” (è proprio il caso di dirlo!) tutto quanto emerso.
E dov’era la Soprintendenza quando l’antichissima chiesa di S. Antonio Abate veniva ignobilmente tramutata in un ristorante? La chiesa era stata restaurata con soldi pubblici negli anni passati (era stata anche adibita a luogo per mostre e conferenze), poi era stata abbandonata all’incuria, prima dell’inattesa conversione d’uso. E pensare che, secondo alcuni storici, S. Antonio Abate era stato per qualche anno patrono della città: non credo che il Santo, dall’alto, sia ancora disposto ad inviarci la sua protezione.
Tornando a Piazza Longobardi, non si tratta di vestire i panni degli Indiana Jones della situazione. Si sta discutendo semplicemente di approfittare dei lavori di sistemazione della piazza per cercare di far emergere delle testimonianze storiche che, se non per l’aspetto culturale, certamente dovrebbero interessare gli abitanti di una città che vuole fare del turismo il motore trainante della propria economia.
Certo non c’è molto da attendersi da un’Amministrazione Comunale pronta a realizzare una nuova piazza, ma fino ad ora incurante dei problemi e delle potenzialità della zona, a partire dal cosiddetto “fondaco” dei longobardi (il passaggio da Piazza Longobardi al porto) che appare completamente inutilizzato (come faceva notare qualcuno al consiglio comunale del 28 giugno 2010 [4]) alle precarie condizioni statiche di Palazzo Vischi (ex-sede della biblioteca comunale) in piena emergenza igienico-sanitaria, nonostante le denunce dei residenti.
Inutile aggiungere che una montagna di interessi, più o meno legittimi, più o meno giustificabili, sarebbe pronta a sommergere qualsiasi reperto potrà venir fuori anche solo dai lavori di ripavimentazione della piazza. Di qui la necessità di diffondere queste conoscenze, di passare parola, per far capire che di Trani, ai tranesi, nonostante tutto, qualcosa “importa”. Si, qualcosa ci importa, di Trani, della sua Storia, del suo futuro.   
[1] B. Ronchi, Invito a Trani, Schena Editore, 1988.
[2] G. Giusto, Trani, tante strade, tanta storia, Landriscina, 2003.
[3] G. Amorese, Un fiore di pietra, Editrice Rotas, 2000.

1 commento:

  1. Trovo meraviglioso questo blog e sconvolgente il contenuto di questo articolo che evidenzia la disattenzione non solo di amministratori e politici ma anche di noi cittadini. Eppure è il nostro prezioso spazio che viene continuamente oltraggiato. Mi è piaciuta anche l'attenzione per l'inserimento di note che mi hanno permesso non solo di fare il mio riscontro di quanto detto ma di leggere ancora e confrontare i volumi tra loro.

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