domenica 28 novembre 2010

CEMENTERIA? NO GRAZIE!



Prosegue la protesta contro l'apertura della nuova cementeria

DA TRANI - Lo scorso 10 maggio, in Palazzo di Città a Trani il sindaco Pinuccio Tarantini e il presidente della General Cemento Puglia Vincenzo Matarrese hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per la realizzazione, in territorio di Trani, di un'impianto di produzione e micromacinazione del clinker: in poche parole, si è trovato un accordo sulla realizzazione di una nuova cementeria (nell'immagine accanto è raffigurato un fotorendering del progetto [1]). La General Cemento, comprendente quattro aziende tra cui quella dei Matarrese, è una delle più importanti produttrici di calcestruzzo; l'intento del gruppo era quello di aprire l'indotto in Albania, ma l'amministrazione comunale tranese si è inserita nella trattativa, offrendo maggiori garanzie. L'investimento è molto imponente (della durata di 4 anni per un costo complessivo di 120.000.000 €) e, secondo il protocollo, dovrebbe garantire lavoro a circa 110 operai.[2] Tuttavia sono molte le perplessità circa la realizzazione dell'impianto e in tutti questi mesi si è molto discusso sui possibili vantaggi di questa decisione, ma anche sugli aspetti negativi, che non sono pochi, anzi! A Trani hanno criticato tale scelta non solo i partiti politici di opposizione [3], ma anche la società civile, dottori e agricoltori, oltre ad associazioni come Legambiente.
I motivi sono presto esposti. Innanzitutto, vi è la questione riguardante l'impatto ambientale, considerando che la cementeria sorgerà in zona agricola tra Andria e Trani. Nel protocollo d'intesa, come fatto notare dai membri della maggioranza in Consiglio Comunale, si sottolinea che nell'impianto non saranno bruciati rifiuti, ma sono in molti coloro che non credono a tutto ciò. Nel corso del Consiglio Comunale del 16 giugno scorso (convocato per approvare la variante al Pug, di cui si parlerà nel seguito), molto aspre sono state le polemiche tra i due schieramenti politici sulla questione impatto ambientale. [4] Non ci vuole certo uno scienziato per capire come le emissioni nell'atmosfera possano essere dannose sia per l'uomo sia per l'agricoltura ed imbarazzanti sono state le prese di posizione della maggioranza, in particolare quelle del sindaco, secondo il quale non vi è alcuna violenza al territorio in quanto “la zona agricola è un'enclave compresa tra un azienda di calcestruzzo e la discarica Amiu”: cosa significa questo? Che si può continuare a realizzare industrie, tanto ormai quella zona è compromessa? Certo, Tarantini è premuroso nel dire dire che non vuole assolutamente che nella cementeria si brucino rifiuti, poiché “noi ci fidiamo dei termovalorizzatori moderni […] e non delle cementerie adattate”, ma inappropriate sono state le sue parole riguardo le polveri sottili e le nano-patologie ad esse correlate; secondo il sindaco, “sulla nano-patologia non vi sono articoli su tutte le riviste scientifiche più accreditate. Questo perchè le nano-particelle vengono emesse non dalle ciminiere, ma dalle marmitte di un qualsiasi veicolo, quando il vostro salumiere taglia il prosciutto, quando sbattete il polpo appena pescato sullo scoglio”: roba da far strabuzzare gli occhi a chiunque. [4] E' proprio a seguito di queste dichiarazioni che le polemiche sono uscite dai palazzi di governo, interessando anche medici ed esperti: un primo acceso dibattito si è avuto tra il dott. Dino Leonetti e il sindaco Tarantini, a cui hanno fatto seguito le dichiarazioni del dott. Ferdinando Laghi dell'ISDE (International Society of Doctors for the Environment), il quale ha preso le difese del suo collega. Alle accuse di Leonetti, secondo cui alla prima carica cittadina non interessano i risvolti ambientali della vicenda, fanno eco le parole di Laghi, che innanzitutto sottolinea il fatto che in queste decisioni devono essere coinvolti anche i cittadini, con una corretta informazione, in quanto è in gioco la salute di tutti. Inoltre, Laghi evidenzia come un protocollo d'intesa non sia molto vincolante riguardo tali temi e considera come sia più conveniente per un imprenditore, a cui legittimamente interessa il guadagno, preferire un combustibile gratuito (come lo sono i rifiuti) ad uno convenzionale, più costoso. L'esperto ha molte perplessità anche a riguardo della fiducia che Tarantini nutre per i moderni termovalorizzatori: infatti, secondo Laghi, questi “emettono inevitabilmente nell'ambiente prodotti tossici e cancerogeni attraverso le ceneri di combustione (pari al 25-30%) e quelle volanti. Nessun filtro attualmente in commercio è in grado di intercettare la componente ultrafine del particolato. Senza contare poi le diossine e le migliaia di sostanze sconosciute derivanti dalla combinazione tra diversi materiali di volta in volta inceneriti”. [5] Insomma sono state confutate tutte le dichiarazioni fatte a difesa della realizzazione dell'impianto. Il tema ambientale è stato anche impugnato dagli agricoltori della zona, che temono di essere danneggiati dalle emissioni di sostanze nocive che possano compromettere la qualità dei raccolti e, di conseguenza, ridurre le esportazioni dei nostri prodotti, celebri in tutto il mondo: rigidi a riguardo sono i disciplinari che regolano le varie denominazioni DOP, DOC, IGP sui prodotti alimentari.[6] Dell'impatto ambientale si è discusso anche nel Consiglio Comunale della vicina Andria: anche lì sono molto preoccupati per i pericoli ambientali che una nuova cementeria potrebbe causare, data anche la presenza di un simile impianto a Barletta, in cui, secondo alcuni consiglieri, negli ultimi anni l'emissione di monossido di carbonio è in continuo e sospetto aumento. [7]
Ma è proprio alla cementeria barlettana che ci si ricollega per un'altra questione. Infatti, quell'impianto non funziona a pieno regime ormai da anni: è proprio indispensabile realizzarne uno simile a pochi chilometri, considerando anche la crisi in atto nel campo dell'edilizia? Se lo chiede tra l'altro anche Legambiente, la quale ha promosso una raccolta firme (con lo slogan “Inutile e dannosa”) per fermare il progetto dei Mataresse e annullare l'accordo: il gran numero di firme raccolte finora conferma come a molti stia a cuore la propria salute. [8]
Veniamo ora alle questione della variante al Pug, approntata dal Consiglio Comunale del 16 giugno con 31 voti a favore. Questione molto scottante, sulla quale, tuttavia, la minoranza di centrosinistra non è stata compatta (tanto per cambiare). Il consigliere Di Gregorio (Verdi) si chiede “come mai già si stravolge il tanto glorificato Pug dopo pochi mesi?”. [4] Da poco, infatti, c'è stato il passaggio dal Prg (Piano Regolatore Generale) al Pug (Piano Urbanistico Generale): quest'ultimo è meno vincolante, ma nel redigerlo è essenziale l'informazione e la partecipazione più o meno attiva della cittadinanza. Ma la trattativa tra comune e Mataresse è andata avanti segretamente e resa nota solo ad accordo raggiunto. Ci si chiede, inoltre, se era proprio necessario modificare il Pug per accontentare un privato, sottraendo la zona al vincolo agricolo e trasformandola in industriale: non si poteva scegliere una zona già con questa tipizzazione, senza intaccare il Piano Urbanistico? Tuttavia ciò che emerge è che il terreno scelto è proprietà dei Matarrese: tutto torna. Insomma una questione che lascia seri dubbi su come sia stata gestita. Per non parlare dell'accordo sulla manodopera da impiegare nella nuova cementeria: l'azienda si sarebbe impegnata ad assumere solo operai locali. Ma come è stato più volte indicato dall'opposizione un protocollo d'intesa non può, secondo la legge, regolare le assunzioni in base al luogo di nascita: quello sottoscritto è solo un'intesa di massima, ma nulla vieta all'azienda di assumere manodopera non tranese. E c'è già chi parla di clientelismi e di come i posti siano già occupati da “amici e parenti” [9]; inizialmente si era parlato di assumere gli operai cassaintegrati della ex Franzoni Filati, ma seri sono i dubbi che questa eventualità si realizzi.
Vorrei concludere con una serie di domande su questa vicenda ancora tutta in divenire e che potrebbe avere altri risvolti (speriamo positivi) in futuro, lasciando a chi legge l'opportunità di pensarci e darsi una risposta. Siamo sicuri che aprire una cementeria a Trani possa giovare alla cittadinanza e che piuttosto a giovarne siano sempre e solo i soliti? Dopo l'esperienza della Franzoni Filati, di cui tutti conoscono la conclusione, siamo ancora certi di affidare lo sviluppo della città ad imprenditori senza scrupoli, i quali alla prima difficoltà sono pronti a chiudere bottega e a lasciare intere famiglie senza un lavoro? Inoltre, variare il Pug alla richiesta di un singolo privato non potrebbe creare un pericoloso precedente per la nostra città? Infatti, nessuno in futuro ci penserà due volte prima di chiedere ai nostri amministratori di insediare qualsivoglia azienda nel proprio territorio chiedendo semplicemente una variante al Pug. Ancora, siamo sicuri che voler aprire un simile impianto facendo leva solo sulla questione occupazione, utilizzando quello che è già stato denominato “ricatto del lavoro”, e trascurando l'impatto ambientale e la vocazione turistica e agricola della nostra terra, significhi fare il bene di Trani? Non si potrebbero attuare politiche di occupazione, sfruttando le innumerevoli risorse che mette a disposizione il nostro territorio, senza deturparlo?
A voi l'ardua sentenza...




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