martedì 14 dicembre 2010

L’ “INCOMPIUTA” DI SCHUBERT A TRANI NON E’ MAI INIZIATA

Pioggia di calcinacci sull’orchestra durante il concerto

DA TRANI - La città che ospitò il primo teatro stabile dell’intero Regno di Napoli oggi non è più in grado di ospitare neppure un concerto: lo dimostra l’increscioso evento verificatosi Sabato 11 dicembre 2010. Dal 1793, anno in cui si completava la costruzione del teatro comunale (predecessore di tutti gli altri del Mezzogiorno, dal San Carlo di Napoli al Petruzzelli di Bari), Trani ne ha fatta di strada: a passo di gambero, naturalmente; ne è esempio la piazza su cui un tempo sorgeva l’edificio, oggi simbolo della cultura del panzerotto e della crêpe, l’unica che possiamo permetterci evidentemente.
Certo la musica, almeno la musica classica (per quella di Celestino c’è sempre spazio, ahimè), non possiamo permettercela. Sabato 11, alle 20.00, la Chiesa si S. Domenico era gremita di gente, anche proveniente dalle città vicine, nonostante l’insufficiente pubblicità dell’evento: l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari concedeva ai presenti un tuffo nel pentagramma di Haydn, De Falla, Schubert. L’evento, con ingresso gratuito (evento rarissimo), era promosso dal Gruppo Sindonico di Trani inserito nel Centro Internazionale di Sindonologia di Torino ed aveva il patrocinio dell’Unione Europea, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Provincia di Bari. La Sinfonia n.13 in Re maggiore di Haydn veniva eseguita magistralmente dall’orchestra diretta dal Maestro Ivan Ciampa e, a conclusione, veniva accolta dagli applausi del pubblico.  Forse il clima sublime creato dalla musica induceva alcuni orchestrali a volgere lo sguardo in alto. Non era così. Nell’intermezzo prendeva la parola Giuseppe Di Monaco, il presidente del Gruppo Sindonico, che salutava e ringraziava l’arcivescovo Giovan Battista Pichierri, presente in prima fila, e l’Amministrazione Comunale nella persona del vicesindaco Giorgia Cicolani, seduta accanto al prelato. Di Monaco precisava anche che in sostituzione de “La Grande” di Franz Schubert si sarebbe eseguita, dal repertorio dello stesso autore, la celebre “Incompiuta”. Strano presagio. Eh si, perché poco dopo due uomini (probabilmente dell’organizzazione) si avvicinavano ad uno dei primi violini e parlottavano con lui; l’orchestrale levava gli occhi al cielo, come per un gesto di impazienza (non era così), si alzava in piedi e prendeva la parola: a causa della pioggia di calcinacci, di frammenti di intonaco piccoli e grandi (vedi foto), l’orchestra decideva che la situazione non era idonea ad ospitare un concerto, sia per il fastidio degli orchestrali a causa della polvere che cadeva dalla volta, sia per i danni che la polvere stessa poteva arrecare agli strumenti (soprattutto quelli delle ultime file). Si decideva, quindi, di eseguire solo le “Canciones populares espanolas” di Manuel de Falla per non scontentare il pubblico, mentre si rinunciava ad eseguire la sinfonia di Schubert: l’”Incompiuta”, dunque, non è mai iniziata. Durante l’esecuzione delle Canciones, in cui interveniva anche la tromba di Michele Rivellini, più di un orchestrale e più di uno spettatore levava il capo verso la volta (e il motivo ora dovrebbe essere chiaro): a guardare con attenzione ora si scorgeva una grande macchia di umidità proprio all’intersezione del transetto con la navata centrale. E a guardarsi in intorno, si scopriva (per chi non se ne fosse accorto prima) che la chiesa versa in condizioni pietose: particolarmente danneggiate, o meglio lasciate all’incuria, appaiono le cappelle laterali: ai piedi degli altari si notavano frammenti di intonaco anche di grandi dimensioni e le pareti ai lati mostravano in alcuni punti dei mattoni a vista, per il venir meno di qualsiasi rivestimento. Al termine dell’esecuzione gli orchestrali provano a mostrare la situazione agli astanti e vanno via sdegnati: “Non si ospita un’orchestra in queste condizioni” afferma indignato qualcuno di loro.
A leggere i media locali presenti sul web, si nota decisamente un’impostazione particolare nel dare la notizia: sollecitati da una lettera del presidente Di Monaco, i siti di informazione tranese, invece che interrogarsi su chi avrebbe avuto la responsabilità di assicurare la realizzazione dell’evento (il Comune, gli organizzatori, il Centro Sindonico?), puntano il dito contro l’orchestra che non sarebbe “più così motivata quando le tocca suonare fuori dei confini di propria competenza”.  E così, invece che discutere su quanto poco si faccia in città per una seria promozione delle attività culturali, l’attenzione è spostata sulle dichiarazioni di Di Monaco che afferma: “La motivazione addotta [dagli orchestrali, ndr] è apparsa a tutti infondata e pretestuosa.” D’altronde c’era poco da aspettarsi: nei giorni precedenti all’evento, che avveniva in coincidenza con due conferenze presso la Biblioteca e Palazzo Beltrani, su Radiobombo.com si commentava non ironicamente Ma quanta cultura a Trani. […] Trani, città della cultura. Bellissimo, anche troppo.” Evidentemente si riferiva alla cultura della pizzetta e del panino con la porchetta.
  

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