venerdì 5 novembre 2010

WIKILEAKS: LA “SCOMODA” VERITA’ SULLA GUERRA IN IRAQ




I documenti pubblicati da Assange mettono completamente in discussione le versioni ufficiali

DAL MONDO - Molti avranno sentito parlare ai TG nazionali di Julien Assange, di Wikileaks e della miriade di documenti pubblicati sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, ma pochi probabilmente sono riusciti a scorgere la portata dirompente di quanto emerso. Proviamo, in questo post, a mettere in ordine i tasselli: il puzzle che si ottiene ricomponendoli dovrebbe condurre a riflessioni che sono lasciate alla sensibilità e all’intelligenza di chi legge.
Anzitutto, due parole su Julien Assange: si tratta di un 39enne giornalista australiano, promotore dell’organizzazione internazionale Wikileaks (che letteralmente significa “fuga di notizie”) che si pone l’obiettivo di ottenere documenti coperti da segreto per pubblicarli in rete (tecnicamente i file si trovano su server belgi e svedesi). La grande fama di Wikileaks è associata alla pubblicazione negli ultimi mesi di due dossier, “Afghan war diary” e “Iraq war logs”, che contengono complessivamente circa mezzo milione di documenti di intelligence, coperti prima d’ora da segreto, di cui non pare in dubbio l’attendibilità (si tratterebbe di documenti ufficiali): al più potrebbe esserne in discussione la veridicità. [1]
Dal diario della guerra in Afghanistan, pubblicato il 25 Luglio 2010, emerge, tra le altre cose, che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segrete per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani": in altre parole gli “alleati” degli Stati Uniti complottavano con Al Qaeda! Per di più, dai documenti risulta che gli Americani sapessero dell’esistenza di questi accordi segreti ai loro danni: eppure, solo qualche mese fa, gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di 500 milioni di dollari di aiuti a Islamabad (la capitale pakistana). [2]
Naturalmente, a seguito della pubblicazione dei documenti, sul capo di Assange piovono pesanti critiche (dagli Stati Uniti e non solo) e anche (in Italia si parlerebbe di “giustizia ad orologeria”) un mandato di cattura: per la pubblicazione degli atti segreti, si penserà … no, per stupro. Il 21 Agosto contro Assange viene spiccato un mandato di cattura per violenza sessuale dalla Procura svedese: il giornalista dichiara “ci avevano detto che il Pentagono avrebbe cercato di usate sporchi trucchi per distruggerci” e non sembra avere tutti i torti poiché, quantomeno singolarmente, solo poche ore dopo (ma ormai la notizia ha già fatto il giro del mondo), una portavoce della stessa Procura dichiara che Assange “non è più sospettato di stupro e molestie. Tutte le accuse a suo carico sono state cancellate e non è più ricercato". [3] Da sottolineare che alcuni documenti riguardano anche la partecipazione degli italiani alla missione di “pace” in Afghanistan: da un rapporto del 30-31 Maggio 2007 (Presidente del Consiglio Romano Prodi) dell’ambasciata americana a Roma risulta che questa preannunciava ulteriori contributi per l’ISAF (International Security Assistance Force) ma "Vista la sensibilità politica dell'Italia sulla missione ISAF, sia Bardini che Amerio (due diplomatici italiani, ndr) hanno sottolineato il fatto che la discussione di altri contributi italiani non dovrebbe essere resa pubblica, ma dovrebbe essere mantenuta a livello di canali tecnici". Dunque altri soldati per la missione, ma all’insaputa degli italiani. [4]
Il 23 Ottobre 2010, invece, vengono pubblicati i documenti sulla guerra in Iraq e, anche in questo caso, si scatena il putiferio. Dagli atti vengono fuori innanzitutto numeri, numeri terribili che urlano il sangue delle vittime: sarebbero 109.032 i morti ammazzati dalla guerra nell’arco di tempo dal 2004 al 2009 (circa 15.000 dei quali non erano ufficialmente noti); ciò che più colpisce è l’elevato numero di vittime tra la popolazione inerme (oltre il 60%, altro che bombe intelligenti!): si contano 66.081 civili morti nelle operazioni militari. [5]
Agghiacciante è anche il quadro che emerge riguardo le torture e le esecuzioni sommarie subite dai prigionieri da parte di soldati iracheni (in alcuni casi i militari americani ne erano a conoscenza ma agli episodi non seguì alcuna denuncia), nella completa violazione di qualsiasi diritto umano: i metodi delle torture (che prevedevano l’uso di frusta e scosse elettriche) non sono dissimili da quelli applicati durante il regime di Saddam Hussein. [5]
Anche in questo caso i documenti non risparmiano l’Italia. Nuovi dettagli emergono sulla morte di Nicola Calipari, l’agente del Sismi ucciso ad un posto di blocco nei pressi della capitale irachena da fuoco americano, durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. In un file si apprende che un leader di una cella di Al Qaeda, responsabile di gran parte dei rapimenti in Iraq, avrebbe dichiarato che per la liberazione della Sgrena furono sborsati 500.000 dollari; poi lo stesso terrorista avrebbe chiamato il Ministero dell’Interno iracheno per avvertire che nell’auto in cui viaggiava Calipari c’era dell’esplosivo: l’auto descritta dal terrorista però non coincide con quella che effettivamente fu fatta esplodere dai soldati americani. [6]
Nei documenti pubblicati da Wikileaks, si legge che Il 6 Agosto 2004 “alle ore 03.25 un automezzo che transitava sul ponte orientale di Nassiriya non si è fermato al checkpoint italiano e veniva conseguentemente ingaggiato con armi leggere. Quindi si è prodotta una grande esplosione, seguita da una seconda da cui si è valutato che il veicolo avesse dell’esplosivo”. Un giornalista americano però filmò la scena ed intervistò l’autista sopravvissuto che riferiva che il mezzo era in realtà un’ambulanza che trasportava all’ospedale di Nassiriya “una donna incinta, la sorella e il marito della donna”. I documenti di Wikileaks contrastano con la versione ufficiale e potrebbero far riprendere in considerazione l'ipotesi che si trattava effettivamente di un’ambulanza da cui non partì alcun colpo. L’ipotesi era peraltro già stata avanzata dalla Procura militare di Roma che aveva aperto nel 2007 un’indagine per “uso delle armi contro ambulanze”. [7]
Un altro rapporto americano del 15 marzo 2005 getta nuova luce sulla morte del sergente Salvatore Domenico Marracino, originario di San Severo, il quale, al termine di un’inchiesta aperta dalla magistratura, risultava essere stato colpito da un colpo che accidentalmentel'ha raggiunto al capo”, senza la “responsabilità di altri militari. Da una relazione americana del 15 marzo 2005 emerge, invece, che "alle ore 13, (un militare italiano) stava prendendo parte a un'esercitazione di tiro a Nassiriya. E' stato accidentalmente colpito (alla testa). E' stato trasferito all'ospedale in Camp (Mittica) e classificato come vittima per incidente. E' stato trasferito all'Ospedale navale di (Kuwait City). E' morto alle 16.45 circa." Dunque Marracino sarebbe stato colpito da qualcun altro, verosimilmente da un altro soldato italiano. Tra l’altro, per una strana ironia della sorte, la notizia della morte del soldato giunse al Montecitorio proprio mentre la Camera stava approvando il rifinanziamento della missione in Iraq. [8]
Naturalmente tutte le rivelazioni pubblicate dal sito di Julien Assange pongono, se non altro, pressanti interrogativi: fra gli altri, per esempio, la scarsa risonanza data dai media a notizie di questo calibro. Forse l’apprendere la morte di oltre 66000 cittadini inermi è meno significativo della notizia della morte di militari italiani? Esistono forse morti ammazzati di serie A e morti ammazzati di serie B? Ieri, 4 Novembre, Giornata dell’Unità Nazionale delle Forze Armate, i politici si sono sprecati in discorsi retorici ed altisonanti sul ruolo dei militari (il sindaco di Trani ha dichiarato “celebriamo il 4 Novembre acclamando le prodigiose gesta dei nostri militari e dei nostri antenati”[9]), ma nessuno ha ricordato la verità “scomoda” che tutti abbiamo appreso da Julien Assange.





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