domenica 9 gennaio 2011

TESSERA DEL TIFOSO: ALLO STADIO CON LA FIDELITY CARD, COME AL SUPERMERCATO

I pro e i contro di un provvedimento che dovrebbe aumentare la sicurezza negli stadi


DALL'ITALIA - Il derby pugliese Lecce-Bari, giocato nella giornata dell’Epifania del campionato di calcio di serie A, ha riportato in primo piano la discussione sulla sicurezza negli stadi italiani e sulla efficacia della tanto osteggiata Tessera del Tifoso, fortemente voluta dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni ed introdotta proprio a partire dall’inizio del campionato in corso. La vigilia della tanto attesa partita non ha fatto dormire sonni tranquilli, non solo ai tifosi e ai giocatori delle due squadre, ma anche al Ministro, il quale ha temuto di vedere vanificata la sua iniziativa: con l’avvento della tessera si è voluto evitare che partite a rischio come questa non fossero giocate a porte chiuse o senza tifosi ospiti, come molte volte è capitato in passato. Tuttavia a una settimana dalla gara il Prefetto di Lecce e il Comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza del capoluogo salentino hanno deciso di far disputare il derby a porte chiuse, prendendo atto dell’accesissima (quanto stupida) rivalità tra le due tifoserie e ricordando gli scontri avvenuti nell’ultima sfida, disputata in Salento nel maggio 2008.
La decisione è  stata valutata da tutti come una sconfitta per il calcio italiano, sempre più macchiato dagli scontri negli stadi: ad averne la peggio sono sempre e comunque coloro che allo stadio vanno per divertirsi e godersi una bella partita. In Italia stadi pieni e ricchi di famiglie non se ne vedono più da  molto tempo. Ma tale decisione ha rischiato anche di decretare il fallimento della Tessera del Tifoso, rischio più volte previsto da molti addetti ai lavori. E’ proprio per questo che la decisione del Prefetto ha fatto sobbalzare dalla poltrona il ministro Maroni, il quale è intervenuto personalmente per risolvere la situazione. Un prode cavaliere dall’animo leghista che emula il suo mito Alberto da Giussano e interviene in difesa della sua beneamata creatura. Fatto sta che alla fine il buon senso ha vinto e tutte le parti in gioco, di comune accordo, sono arrivate alla decisione di aprire le porte del Via del Mare a tutti, anche ai tifosi ospiti, muniti della tessera.  Ma i dubbi sulla efficacia di quest’ultima restano. Se la prefettura è arrivata a una decisione così estrema, come è quella della chiusura totale dello stadio, vuole dire che ancora non c’è molta fiducia in questo nuovo strumento di prevenzione di atti di violenza sui campi di calcio?
Introdotta come una forma di fidelizzazione del tifoso nei confronti della società, la tessera è stata accolta con molte perplessità, non solo dai gruppi ultras, ma anche da alcuni allenatori, dirigenti e giornalisti, oltre che dalle opposizioni in Parlamento. Da molti di essi è considerata una schedatura. Ma nei fatti, quali sono i pro e i contro e quali sono i risultati conseguiti, a pochi mesi dalla sua introduzione?
Come viene riportato sul sito dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, essa agevola e velocizza l’acquisto del biglietto, consente al possessore di recarsi in trasferte sottoposte a restrizioni per motivi di sicurezza e snellisce le procedure di accesso negli stadi: in essi sono, infatti, predisposti ingressi e spazi riservati ai soli possessori della tessera. Inoltre essa è vietata a tutti coloro che sono sottoposti a DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) e a chi è stato condannato per reati da stadio. La domanda che molti si pongono è se la tessera sia obbligatoria per tutti. Ebbene si può evitare di sottoscriverla se si vuole assistere a una singola partita, che sia in casa o in trasferta, rinunciando, tuttavia, alle agevolazioni previste. E qui le prime perplessità. Infatti queste misure restrittive non impediscono l’ingresso allo stadio di ultras violenti. Questi, sprovvisti di tessera del tifoso e che, quindi, non potrebbero recarsi in una eventuale trasferta vietata, potrebbero comunque accedere allo stadio, magari in una area non soggetta a restrizioni, venendo a contatto con i tifosi di casa della squadra avversaria. E già ci sono stati casi simili, soprattutto nelle categorie professionistiche minori (ma non solo), con non pochi casi di violenza. Questo significa garantire l’ordine pubblico?
Tuttavia i risultati paiono andare dalla parte di chi ha voluto l’introduzione della tessera. Maroni parla di una diminuzione “del 50% degli incontri con feriti” di una diminuzione dei “feriti tra i civili del 90%”, spiegando come siano “diminuiti gli episodi di violenza rispetto alla stagione precedente”.  Certo la stagione a cui fa riferimento il ministro sarà ricordata tra una delle più ricche di episodi di violenza da stadio, quindi fare peggio risulta quasi impossibile. Inoltre, spiega Maroni "è aumentata la media di spettatori di seria A a dimostrazione che la tessera del tifoso non ha prodotto quegli effetti negativi che qualcuno temeva e soprattutto sono state presentate 750 mila domande per ottenerla"
Queste dichiarazioni sono state, tuttavia, smentite dai dati raccolti da superscommesse.it (sito di comparazione di quote sportive): la tessera del tifoso ha avuto come conseguenza un forte calo delle presenze sugli spalti, valutandola in circa il 20% rispetto agli anni scorsi. Tra le cause ipotizzate vi sono il costo della tessera, intorno ai 10 €, la schedatura dei tifosi, il timore che andando allo stadio si possa essere coinvolti nei disordini. Inoltre la tessera del tifoso risulta essere una sorta di carta di credito ricaricabile, valida 5 anni, con un microchip in grado di monitorare gli spostamenti dei possessori, come un vero e proprio Bancomat. Considerando il mercato potenziale di sottoscrittori della tessera, stimato in circa 4 milioni di tifosi, il costo delle operazioni che si possono fare con essa, in media 1 €, e soprattutto il prezzo di vendita, ci si rende conto questa costituisce un volume d’affari enorme. Per questo la sua introduzione è stata considerata dai più una manovra commerciale, piuttosto che un incentivo alla non violenza. Tant’è che è di qualche mese fa la notizia di una inchiesta del Garante della Privacy, che, su segnalazioni di alcuni consumatori, indaga sulla modalità di trattamento dei dati personali, sulla “strana” presenza del microchip e sulla sua effettiva funzione. Insomma non è finita qui.
Ciò che è certo e che dai dati raccolti emerge, inoltre, che al 30 settembre 2010 le tessere sottoscritte erano 655 mila e che, al contrario di ciò che dice Maroni, vi è stato un calo di abbonamenti fino al 60%. Questo calo non è certo imputabile alla sola tessera del tifoso, ma certo quest’ultima non incentiva le presenze negli stadi. L’Italia come media spettatori è solo al 4° posto in Europa, dopo Germania, Inghilterra e Spagna. Ma per quanto riguarda l’ordine pubblico la posizione è sicuramente molto più in basso.
Bisognerebbe, in tal senso, attuare politiche più serie ed efficaci, come è stato fatto in Inghilterra, patria dei temibili hooligans: qui non sono state introdotte tessere o cose simili, ma solo controlli più ferrei, maggior numero di forze dell’ordine, videocamere a circuito chiuso e biglietti nominali.
In realtà una legge sugli stadi è stata già proposta, ma è ferma alla Camera da più di un anno: ma, è noto, in Italia gli iter parlamentari accelerano solo in seguito ad atti tragici (o solo per “salvaguardare” il Presidente).

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