domenica 30 gennaio 2011

CENSURE-RAI, IGNORE-RAI, NON CAPI-RAI, CHI VOTE-RAI?

Riflessione sul ruolo della televisione e della RAI in Italia

DALL’ITALIA – Chi segue questo blog avrà capito che, da parte nostra, non c’è grande stima del mondo dell’informazione in Italia: e d’altronde lo dicono anche le classifiche di Reporters Sans Frontieres per la libertà di stampa, che collocano il nostro paese al 49esimo posto, a pari punti con il Burkina Faso, dietro Taiwan (48°), Papua Nuova Guinea (42°), Corea del Sud (40°) e Tanzania (40°). Quanto accaduto questa settimana, poi, offre lo spunto per capire sino a che punto siamo arrivati.
La telefonata di Silvio Berlusconi in diretta tv a L’infedele, il programma su La7 di Gad Lerner, ha aperto la settimana con una caterva di insulti sul giornalista, reo di aver condotto una trasmissione che trattava del caso Ruby, evidentemente sgradita al premier. Mi hanno invitato a guardare L’Infedele ma ho assistito ad una trasmissione disgustosa, con una conduzione spregevole, turpe e ripugnante.” Poi il premier giustifica le offese al programma “Avete offeso al di là del possibile la signora Nicole Minetti che è una splendida persona, intelligente, preparata, seria” [1]; d’altronde Nicole Minetti, consigliera regionale lombarda, indagata a Milano con Berlusconi, Fede e Mora, non sembrava contraccambiare la stima per il premier; in un’intercettazione del gennaio 2010, parlando con la sua assistente, dichiara “Non me ne fotte un cazzo se lui è il presidente del Consiglio o, cioè, è un vecchio e basta. A me non me ne frega niente, non mi faccio prendere per il culo. Si sta comportando da pezzo di merda pur di salvare il suo culo flaccido".  [2] L’episodio è molto grave; la realtà è che siamo abituati ormai agli interventi di Berlusconi, in diretta e non, contro questo o quel programma e non siamo più in grado di distinguere un giudizio su una trasmissione televisiva da parte di un telespettatore da una pubblica offesa ad un giornalista fatta da una carica dello Stato, un uomo delle istituzioni, un uomo di potere. Non dobbiamo lasciarci trarre in inganno dal fatto che di fronte a Berlusconi ci fosse un giornalista esperto come Gad Lerner, in grado di replicare “Lei ha già insultato abbastanza. Perché non va dai giudici invece di insultare?”. Se ci fosse stato un giornalista giovane, alle sue prime esperienze televisive, certamente la telefonata del premier avrebbe avuto un altro impatto sulla sua futura carriera. O forse, il nostro ipotetico giornalista, proprio sapendo in anticipo che la trasmissione avrebbe potuto infastidire il premier, avrebbe rinunciato a dare un certo taglio alla trasmissione. La limitazione della libertà di stampa e di espressione passa anche attraverso questi gesti intimidatori: o dobbiamo aspettarci un sovrano assoluto che emani un editto (bulgaro?) che allontani al confino i giornalisti scomodi.
Poi Giovedì, arriva la telefonata del direttore generale della Rai, Mauro Masi, in diretta, alla trasmissione Annozero, condotta su RaiDue da Michele Santoro. Appena dopo l’anteprima (3 minuti di trasmissione) Masi interviene: “A tutela dell’azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando. […] La trasmissione viola in maniera chiara il Codice di autoregolamentazione in materia di vicende giudiziarie nei programmi radiotelevisivi.Di grande acume, o forse di capacità divinatorie, deve essere dotato il dg se, solo dopo pochi minuti di trasmissione, è in grado di prevedere che nel resto della puntata si violeranno le regole. Non è chiaro di quali regole parli: si riferisce alla diffusione del contenuto delle intercettazioni? E perché non si potrebbe? Il codice in questione (disponibile a questo link) afferma che è lecito “diffondere un’informazione che, attenendosi alla presunzione di non colpevolezza dell’indagato e dell’imputato, soddisfi comunque l’interesse pubblico alla conoscenza immediata di fatti di grande rilievo sociale quali la perpetrazione di gravi reati”. Allora forse il direttore si riferisce all’interpretazione da parte di attori del contenuto delle intercettazioni? Anche qui il codice parla chiaro: è lecito “adottare modalità espressive e tecniche comunicative che consentano al telespettatore una adeguata comprensione della vicenda, attraverso la rappresentazione e la illustrazione delle diverse posizioni delle parti in contesa”.  Evidentemente si tratta anche qui “solo” (e dici niente?) di un’”intimidazione” a Santoro o a chi, sulla televisione pubblica, volesse seguirne l’esempio. E d’altronde Masi non potrebbe manco intervenire per far rispettare le regole (ammesso che se ne siano violate): L’accertamento delle violazioni del presente Codice […] e l’adozione delle eventuali misure correttive sono riservati alla competenza di un apposito Comitato”. Tant’è che alla domanda incalzante del conduttore: “Noi stiamo violando le regole? Si o no?”, il direttore tentenna un po’ e poi afferma “Questo non sono io che lo debbo dire.” Ma come? Lo ha appena detto. Strano questo Masi.
Naturalmente l’attacco ad Annozero prosegue anche il giorno seguente quando il ministro dello Sviluppo economico (che naturalmente è bene che si occupi delle trasmissioni televisive di RaiDue), Paolo Romani, dichiara ”Anche stasera Annozero ha superato ogni limite del decoro, della decenza e del rispetto della deontologia giornalistica. Nelle prossime ore ci attiveremo presso le sedi opportune per richiedere la più stretta osservanza delle regole così gravemente violate.” [3]
Il bello (o il brutto) delle due vicende, il caso Lerner e il caso Santoro, è che le polemiche sono scoppiate intorno a due trasmissioni che si sono occupate del caso Ruby: figuriamoci se avessero trattato le recenti questioni di mafia, che tirano in ballo anche il premier (ancora una volta), come abbiamo visto la settimana scorsa; questioni di una gravità ben più alta della storiella di Ruby e delle altre “Arcorine”, che in un paese normale, ora sarebbero in copertina a tutti i giornali e a tutte le trasmissioni tv.
Ma d’altronde di questa situazione penosa in cui versa l’informazione in Italia, ed in particolare il servizio pubblico, non c’è da stupirsi. La RAI è completamente controllata dai partiti politici in Parlamento e dal Governo: difficile aspettarsi un’informazione libera ed imparziale. La RAI è governata da un CdA composto da sette consiglieri eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza (indicati dai gruppi parlamentari) e da due consiglieri indicati dal Ministero dell'Economia e delle Finanze che è il maggiore azionista della RAI. Il CdA vota il Direttore Generale, anch'esso di nomina del Ministro dell'Economia. Il CdA nomina anche i direttori delle reti e delle testate giornalistiche. [4] Naturalmente però in parlamento ci sono anche forze di opposizione che hanno un peso relativo nelle nomine RAI; e dunque ecco che si rendono necessarie misure di controllo e di pressione straordinarie. Non è passato neanche un anno da quando dall’inchiesta della Procura di Trani, il cosiddetto Trani-Gate, venivamo a conoscenza delle forti pressioni del premier per chiudere Annozero (e qui non è malcostume, ma è reato, almeno secondo la Procura di Trani). Vi ricordate? Il premier suggeriva al commissario Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni), Giancarlo Innocenzi, parlando della trasmissione di Santoro: “Quello che adesso bisogna concertare è che l’azione vostra sia un’azione che consenta … che sia da stimolo alla Rai per dire chiudiamo tutto”. Innocenzi poi naturalmente telefonava al direttore della Rai, lo stesso Mauro Masi, e si sfogava, pover’uomo: “Allora, lui [Berlusconi, nda] dice: <<Che cazzo state a fare tutti quanti … >>  mi ha fatto un culo che non finiva più.” [5] Perfino Masi si rendeva conto che le pressioni di Berlusconi sull’Agcom e sulla RAI non erano traducibili in azioni legittime: a Santoro Uno può scrivergli ‘stai attento a ciò che dici’, ma non ‘non puoi fare la trasmissione’. Tu ex ante non puoi far nulla, neanche nello Zimbabwe. Tu devi prima vederla, la trasmissione …”. [6] Giovedì scorso, invece, ha pensato bene di intervenire all’inizio della trasmissione: neanche nello Zimbabwe”, appunto, che è 123esimo nella classifica per la libertà di stampa. Ma forse, grazie a lui, l’anno prossimo lo raggiungiamo.

[1]http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/25/berlusconi-a-linfedele-puntata-vergognosa-lerner-lei-e-un-cafone/88113/

Nessun commento:

Posta un commento