domenica 3 aprile 2011

IMMIGRAZIONE, DA DRAMMA A RICCHEZZA PER TUTTI

Come un problema sociale possa trasformarsi in una risorsa per il nostro Paese


DALL’ITALIA - Il flusso di migranti in fuga dall’inferno del nord Africa che in questi mesi sta investendo l’Italia è al centro delle cronache nazionali. Due sono le parole più volte pronunciate da politici e media: emergenza immigrazione. Ancora una volta la strategia del Governo italiano è quella di creare uno stato di tensione e di emergenza, la solita paura del diverso, da sempre cavallo di battaglia del fare politica della Lega Nord. In questo post non vogliamo raccontarvi le cronache, i numeri di questa ondata migratoria, ma più che altro fare delle considerazioni in merito. Innanzitutto, è giusto considerare questa situazione un’emergenza? O forse dovremmo evidenziare le inadeguate e tardive misure del governo per far fronte ad essa?  Il dubbio è che si voglia forzatamente creare il problema immigrati, così da poter poi, una volta risolto, gridare al miracolo. La pura demagogia messa in atto dal premier Silvio Berlusconi nel discorso tenuto pochi giorni fa a Lampedusa dimostra questa tesi. Un discorso simile a quelli pronunciati a L’Aquila nei giorni post terremoto o a Napoli per l’emergenza rifiuti, tante promesse, la maggior parte fini a se stesse. "In 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani. E per farlo ci saranno sei navi - forse sette - che provvederanno allo sfollamento. Prima promessa non mantenuta: sull’isola ci sono ancora gruppi di tunisini in attesa di essere imbarcati [1]; qualcuno dirà che il mare agitato ha ritardato le operazioni… vabbè anche il mare è contro Silvio. La verità è che il ministro Roberto Maroni non ha ancora trovato un’intesa con le Regioni per un equo smistamento dei migranti nei centri sparsi per l’Italia e di un accordo col neo governo tunisino non se ne vede neanche l’ombra, checché ne dicano Frattini e Maroni stesso. Intanto i tunisini da Lampedusa sono trasferiti in una tendopoli a Manduria, ma il risultato è sempre lo stesso. Il vero problema è che, una volta identificati, questi disperati sono rinchiusi in campi ormai al collasso, veri e propri lager del terzo millennio. Le immagini raccolte dalle troupe televisive documentano le pessime condizioni di questi campi, definite "agghiaccianti  anche da Amnesty International, che denuncia come "a molte delle persone non è stata fornita l’assistenza umanitaria di base[2]. In questi ultimi tempi si cerca sempre più di tenere lontane le telecamere, ma a tutti è ormai nota questa situazione. Nonostante tutto ciò, la compostezza dei giovani migranti è lodevole. Nessuna rivolta, nessuna aggressione nei confronti di cittadini e polizia. Solo due notti fa un marocchino ha appiccato il fuoco a una roulotte nei pressi del porto di Lampedusa, ma è stato subito consegnato alle forze dell’ordine dagli stessi migranti. Nel frattempo la continua fuga di tunisini dalla tendopoli di Manduria sta facendo sorgere più di un dubbio sulla gestione dell’emergenza. Le evasioni non sono in alcun modo contrastate dalle forze dell’ordine: eppure chi alle forze dell’ordine dovrebbe dare ben altre disposizioni continua a dire "rispediamoli a casa″. Questa, come denunciato da Il Fatto Quotidiano, è la solita "soluzione all’italiana". Eppure, secondo l’associazione "Avvocati per niente", il governo dovrebbe e potrebbe approvare un decreto d’urgenza simile a quello del 1991 sottoscritto durante la crisi albanese: una legge di protezione temporanea. I mezzi e le facoltà ci sono tutte, poiché questa normativa è contemplata dalle disposizioni europee (articolo 78 del Trattato di Lisbona) ed è prevista dal Testo Unico sull’Immigrazione. In pratica, ai migranti provenienti da Paesi in grave difficoltà può essere temporaneamente consentito di stare in Italia e muoversi nei Paesi dell’area Schengen, magari per cercare un lavoro o ritrovare le proprie famiglie. Ma come osserva il quotidiano su citato, questo provvedimento non potrebbe mai essere approvato, nè dalla Lega, che perderebbe la faccia nei confronti del suo elettorato, nè dalla rimanente parte del governo, ora più che mai ″schiavo" del Carroccio [3]. La politica della paura passa anche da questo. Non dobbiamo dimenticarci, tuttavia, che questi disperati in Italia non ci vogliono proprio stare. Anzi, dovremmo chiederci come mai chi giunge nel nostro Paese arde dal desiderio di andare in Francia o in Germania. E, invece, i nostri lungimiranti politici non hanno nient’altro da dire, se non "Fora dai ball″. Come possiamo sperare che l’Italia diventi terra di accoglienza e integrazione tra più popoli, che in Italia scompaiano per sempre idee xenofobe e razziste, che per tanti anni in passato hanno rallentato questi processi di integrazione. La paura dei cittadini di Lampedusa e di Manduria è legittima, si pensa alle proprie case, ai propri bambini, al turismo. Ma ciò non deve trasformarsi in atti violenti, come le ronde documentate nella città pugliese da un reportage di Telerama [4]: cittadini del posto che inseguono, catturano e riportano nella tendopoli giovani tunisini scappati col solo intento di andare verso nord, verso la Francia, per ricongiungersi ai propri cari.  La giustizia del fai da te in uno Stato che si rispetti deve essere combattuta, ma la situazione di Manduria, in cui tutto è permesso, dimostra la debolezza e la inadeguatezza dello Stato italiano di fronte a questi atti. Basta poco, l’innesco è pronto. Basta poco e potrebbe scoppiare la bomba sociale, un tutti contro tutti, italiani contro tunisini, tunisini contro polizia e la frittata sarebbe fatta. Una guerra tra poveri assolutamente da scongiurare, una guerra che favorirebbe solo questo marcio sistema, non di sicuro gli uni o gli altri. Eppure, secondo una ricerca pubblicata da Caritas-Migrantes nello scorso anno, in Italia il numero di immigrati aumenta, ma il nostro Paese è solo al 5° posto in Europa per numero di abitanti stranieri, alle spalle di Germania, Spagna, Regno Unito e Francia. In questi Paesi esistono svariate comunità di immigrati, pienamente integrate, divenute un vero e proprio motore dell’economia [5] [6]. Infatti, non dobbiamo dimenticare che la gente che arriva in Italia costituisce una grande risorsa per il nostro sistema produttivo. In un Paese con la popolazione sempre più anziana, l’integrazione degli immigrati costituisce una miniera d’oro: secondo il su citato rapporto, gli stranieri svolgono una funzione complementare agli italiani e, se venissero a mancare, in settori come l’agricoltura, l’edilizia e i servizi sociali la crisi sarebbe ancora più accentuata. Viene sottolineata, inoltre, la mancanza di questa concezione negli italiani, sempre più convinti che la crisi economica sia colpa degli immigrati. Il tutto, in aggiunta alla difficoltà per gli stranieri di accedere a servizi sociali, come l’assistenza sanitaria o il bonus per i neonati, stride col fatto che i migranti versano nelle casse pubbliche come contributi previdenziali più di quanto ricevono e che ciò, negli ultimi anni, ha contribuito al risanamento del bilancio dell’Inps. Per non parlare del rapporto immigrati-delinquenza. I dati parlano chiaro: gli stranieri delinquono come gli italiani, nella stessa percentuale. Il rapporto si conclude osservando come, pur garantendo il rigore, va rispettato il diritto d’asilo e la protezione umanitaria ed evidenzia come all’origine dei casi di irregolarità vi siano molto spesso gli ingressi legali di decine di milioni di stranieri che giungono ogni anno in Italia per turismo, lavoro e affari e come i numeri riguardanti gli barchi siano ben poca cosa a confronto [6]. Insomma, stanno venendo al pettine tutti i nodi di di mancanza di una politica seria per far fronte all’immigrazione e, perché no, per usufruire dei vantaggi che questa offre.. Per anni i vari governi in Italia, ma soprattutto quello attuale, si sono limitati a siglare accordi con i dittatori al comando nei Paesi del nord Africa, accordi che prevedevano respingimenti e blocchi dei migranti in partenza, blocchi che solo questi poveri disperati sanno come avvenissero e che il lettore può facilmente immaginare. Ora, che il controllo dei leader di queste terre sta pian piano venendo meno, l’Italia ne sta pagando le conseguenze. Senza dimenticare che le rivolte che stanno scoppiando sono il frutto anche di interventi ed ingerenze economiche e politiche attuate in passato dall’Italia sia in Tunisia, sia in Libia (e di cui si è parlato anche nel nostro blog in alcuni precedenti post). Possiamo ancora fidarci dei ″Fora dai ball" di Bossi o delle promesse senza senso di Berlusconi? La speranza è che l’Italia e gli italiani voltino pagina e si ricordino che anche i nostri avi furono immigrati, imbarcati verso terre lontane alla ricerca di un futuro migliore.
[5] http://www.issm.cnr.it/progetti/emigrazione/analisi_legislazione.pdf                                 
[6] http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/26/gli-immigrati-miniera-doro-per-il-paese/73700/

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