domenica 17 aprile 2011

LA VUOI UNA CENTRALE SOTTO CASA? GIA’ FATTO, TROPPO TARDI…

Altro colpo a sorpresa dell’amministrazione: pronto il progetto per le biomasse

DA TRANI - Della possibile apertura della cementeria a Trani ne abbiamo già parlato in un precedente post. Pochi mesi dopo il progetto di apertura di un altro impianto è all’orizzonte: si parla, infatti, di attivare nel nostro territorio, probabilmente sempre nella zona di via Andria, una centrale a biomasse. Ad intervenire in merito è, come al solito, Legambiente, la quale, in un comunicato, denuncia  “il festival delle incongruenze tecniche, giuridiche ed ambientali” che si rilevano nell’analisi del parere favorevole alla Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) da parte della provincia di Barletta-Andria-Trani. La valutazione, presentata dalla Green Energy Solutions s.r.l. per il Comune di Trani, non convince gli ambientalisti. La stessa Legambiente si dichiara incredula nel leggere come nel lontano novembre 2009 il comune, tramite il sindaco Giuseppe Tarantini, aveva espresso parere positivo alla realizzazione dell’impianto. Come al solito, la cittadinanza è stata totalmente esclusa da un possibile dibattito riguardante, comunque, un tema vicino alla salute di tutti, venendo posta di fronte al fatto compiuto [1]. Già all’epoca dell’accordo siglato tra comune di Trani e i Matarrese sull’apertura della cementeria, i tranesi seppero di tale eventualità solo dopo che tale accordo fu sottoscritto. Allora seguirono riunioni con gli agricoltori, con le associazioni ambientaliste, proteste e raccolta firme che hanno indotto, per ora, i nostri amministratori ad abbandonare il progetto. La storia pare ripetersi.
In tal caso trattasi di centrale a biomasse per la produzione di energia. Le biomasse rientrano nelle fonti rinnovabili: si bruciano materiali di origine organica, vegetale o animale, che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione. Queste centrali, su cui la Unione Europea intende investire al pari dell’eolico, inquinano molto meno rispetto agli inceneritori, ma non mancano comunque aspetti negativi. Come spiega lo scienziato Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, compiendosi, comunque, una combustione si immettono in atmosfera residui, sotto forma di particelle e polveri, nocivi per la salute. Tuttavia, questo tipo di fonte, unitamente al solare o all’eolico, non è da sottovalutare, sempre a patto che gli effetti sulla salute siano tollerabili e i vantaggi economici accettabili [2].
Comunque, in questo post non vogliamo schierarci pro o contro la centrale a biomasse, né entrare troppo in aspetti tecnici, ma dare un giudizio sul modo di procedere della nostra amministrazione. Come già accennato precedentemente, nessuno era a conoscenza di questa decisione. La valutazione d’impatto ambientale è arrivata sui banchi della provincia, saltando completamente quelli comunali. Non ci pare che per discutere di questo progetto siano stati celebrati Consigli Comunali ad hoc o, ben che meno, si siano realizzate discussioni o forum aperti alla cittadinanza.
Secondo la direttiva D.Lgs 29/12/2003 n 387, "La costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento[…], nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla Regione. Ma non solo, la normativa, oltre ad evidenziare il necessario rispetto della tutela ambientale e paesaggistica, ritiene essenziale il rapporto con la cittadinanza, con coloro che subiscono la modifica della morfologia dei luoghi, rilevante considerando le grandi dimensioni di questi impianti. Inoltre, il VIA garantisce, per tutti gli interessati, il diritto di conoscere in anticipo le conseguenze della loro realizzazione [3]. Insomma, il parere e l’informazione dei cittadini risultano essere imprescindibili, come anche l’attenta valutazione dell’impatto sul territorio. Nel caso di Trani, pare che i nostri amministratori si accaniscano contro la zona industriale di via Andria, già messa a dura prova dalla discarica AMIU. Anni fa il termovalorizzatore Ecoerre, pochi mesi fa la cementeria, oggi la centrale a biomasse. Ancora una volta, siamo qui a chiederci se siamo disposti a barattare quei pochi posti di lavoro (eventualmente riservati ai tranesi), che una centrale può garantire, con la nostra salute. Ci si chiede ancora una volta come questa politica possa incidere in maniera positiva sulla vocazione turistica della nostra città, sbandierata a destra e a manca dai nostri amministratori. Questo tema si intreccia anche con la poca attenzione che i nostri politici (spinti, forse, da interessi vari) rivolgono all’ambiente. Poco verde, sempre più traffico e cemento. Per non parlare dell’assenza nella nostra città delle centraline per il monitoraggio dell’aria, di cui ci siamo già occupati qualche mese fa. Sembra quasi che per la nostra città si preferisca uno sviluppo diverso da quello turistico. Aggrapparsi al maggior numero di posti di lavoro che le industrie possono mettere a disposizione va ormai di moda, tanto che, all’epoca della discussione sulla cementeria, le opposizioni denunciavano il fatto che l’amministrazione stava mettendo in atto un vero e proprio "ricatto del lavoro". Lo sviluppo della nostra città, al contrario, non può discostarsi dal turismo e dalle attività come agricoltura e artigianato, su cui si è sempre basata la nostra economia. Né si può pensare che tale sviluppo si possa avere solo aprendo aziende e grandi impianti. L’ulteriore problema è che chi ci governa pare non abbia ancora chiaro che strada intraprendere, se è vero che in qualche anno si è passato dal termovalorizzatore alla centrale a biomasse, passando per la cementeria. Il che è reso ancora più grave dalla già ricordata totale mancanza di dibattito e partecipazioni della cittadinanza. Resta comunque positivo il fatto che si è passati da impianti altamente inquinanti ad uno che, in teoria, ha minor impatto sull’aria. Ma, comunque, anche dal punto di vista economico, non crediamo che tali impianti siano convenienti per le nostre casse. Anche perché, nel caso delle centrali a biomasse, non bisogna sottovalutare i costi di approvvigionamento e trasporto del combustibile. Le biomasse, infatti, non sono disponibili tutto l’anno in quanto la maggior parte deriva da colture stagionali e anche il legno, in teoria sempre disponibile, di solito viene tagliato in inverno. Perciò tali impianti hanno bisogno di estese aree per lo stoccaggio dei materiali. Un’eventuale apertura, quindi, sottrarrebbe al nostro territorio una vasta area di agro, con cospicui costi per gli espropri. Inoltre, volendo dedicare i terreni vicini a coltura di biomasse, occorrerebbero svariati ettari, anche considerando il fatto che il potere calorifico delle biomasse è circa la metà di quello garantito, ad esempio, dal carbone [4].
A questo punto, perché non investire in forme di energia totalmente pulite come l’eolico, il geotermico e il solare? Perché non cavalcare l’onda del primato che la nostra Regione detiene in Italia sugli impianti fotovoltaici? Grandi produzioni di energia a basso costo. Per non parlare dei finanziamenti che un tale progetto può portare. Il problema è sempre il solito: in un Paese dove gli interessi economici privati vengono prima di tutto, in un Paese dove si preferisce il nucleare all’energia pulita, in un Paese dove è quasi inesistente l’informazione su queste tematiche risulta difficile investire e portare avanti progetti all’avanguardia, che porterebbero l’Italia a una totale indipendenza energetica.  Anche perché il sole e il vento certo non ci mancano.

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