giovedì 30 dicembre 2010

LA SICUREZZA NON E' IN VENDITA


Il volo del tir dalla statale rimette in discussione la sicurezza della zona e del mercato settimanale
DA TRANI - Ancora una volta avverse condizioni meteo hanno messo in crisi la viabilità urbana a Trani. Si è passato dagli allagamenti per le forti piogge autunnali (di cui si è già discusso in un precedente post), al ghiaccio sulle strade, provocato dall'ondata di gelo che ha investito il sud Italia a metà dicembre. Senza dubbio l'evento che ha avuto il maggior risalto sui media, non solo locali, è stato il terribile incidente verificatosi all'altezza dello svincolo “Trani centro” della S.S. 16bis in direzione Bari: un autoarticolato (trasportava pacchi di pasta) proveniente da Foggia, a causa del ghiaccio presente sulla carreggiata, è finito fuoristrada, sfondando il guard rail e finendo giù dal viadotto da un altezza di 10 metri. Fortunatamente il conducente è uscito illeso (ha riportato solo una frattura alla gamba e lievi ferite nel tentativo di scendere dall'abitacolo) e nessun residente è stato coinvolto [1]. Infatti, il tratto di statale in cui si è verificato il misfatto corre su un viadotto vicinissimo alle abitazioni e il volo del tir è terminato proprio in un giardino di una di queste. Le foto riportate e le testimonianze raccolte dagli organi di stampa non lasciano nulla all'immaginazione[2]: il fatto riporta alla luce vecchie discussioni riguardanti la sicurezza su quel tratto di strada e la collocazione del mercato settimanale. Entrambi questi argomenti sembrano passare in secondo piano sui media locali e nazionali, che preferiscono sottolineare ironicamente gli atti di razzia di pacchi di pasta messe in atto da alcuni cittadini: basta, infatti, fare un ricerca di informazioni su questo evento in internet e come risultato si ha una sfilza di titoli ironici, che non mettono certo in bella luce la nostra città.
Il fatto che non ci siano state vittime è straordinario ed è dovuto quasi certamente all'ora in cui l'incidente è avvenuto: erano le 6.30 e i giardini e le rampe di acceso ai garage sottostanti erano deserti. Pensate cosa sarebbe accaduto se l'evento si fosse verificato in pieno giorno, magari mentre una signora stendeva i panni, o mentre una mamma usciva in compagnia dei suoi figli per accompagnarli a scuola o si ritirava dalla spesa quotidiana, o mentre un signore portava a spasso il suo cagnolino. In realtà, tutto ciò si sarebbe potuto evitare (a prescindere dall'orario) se fossero intervenuti mezzi spargisale, che avrebbero evitato la formazione di ghiaccio sull'asfalto: trattasi, infatti, di una strada molto trafficata, oltretutto vicina a un centro abitato. L'intervento doveva essere ancor più tempestivo: ma si sa qui ogni seppur minimo evento straordinario è capace di mandare in tilt tutta la città.
Il ghiaccio è stato il primo fattore a cui si è dato la colpa per questo evento, ma, a prescindere da esso, questo tipo di incidente potrebbe verificarsi anche con condizioni meteo migliori. La verità è che questo tratto di statale taglia la città, passando vicinissimo al centro abitato. Di tutto il tracciato pugliese più moderno della 16bis (anche detto Asse attrezzato, che sostituisce la vecchia statale 16 adriatica, inglobata ormai nelle reti stradali cittadine[3]), quello che attraversa Trani è sicuramente il più vicino all'abitato: scorre, infatti, in zone che negli ultimi tempi hanno avuto forte espansione, come la zona Stadio e la zona Capirro. Certo che costruire palazzi così a ridosso di una strada statale non è stata una scelta virtuosa; come certo non basta porre barriere antirumore o fissare limiti di velocità sul tratto interessato. Chi gestisce  questa rete stradale (l'ANAS) dovrebbe attuare piani importanti di salvaguardia, che mettano in sicurezza la zona, già abbastanza deturpata dalle file di enormi pilastri che sorreggono il viadotto. Non è, infatti, la prima volta che in questo tratto si verificano incidenti più o meno gravi. Come non ricordare i numerosi schianti verificatisi presso l'uscita “Trani centro” in direzione Foggia. Qui, molto discutibilmente, la carreggiata si riduce ad una corsia, in quanto quella di sinistra si trasforma improvvisamente in corsia di decelerazione. Quest'ultima per definizione (art.3 del Codice della Strada) è una “corsia specializzata per consentire l'uscita dei veicoli da una carreggiata in modo da non provocare rallentamenti ai veicoli non interessati a tale manovra”[4]. Nel tratto in esame essa non sembra avere per nulla tale prerogativa: un automobilista che non è della zona si trova di fronte a un caso più unico che raro e deve fare affidamento alla sua prontezza di riflessi per evitare di schiantarsi contro il guard-rail. C'è da dire che nel tempo, dopo alcuni gravi e frequenti incidenti tutti simili tra loro, si è cercato di ovviare con segnalazioni luminose e pannelli catarinfrangenti, ma il problema persiste. Molto discutibile è anche la conformazione delle corsie di ingresso e uscita di quello svincolo: esse sono assai ripide e molto vicine tra loro nella parte terminale, anzi divise solo da un piccolissimo spartitraffico, facilmente valicabile. Insomma una straordinaria opera ingegneristica. Non sarebbe stato meglio deviare un po' il percorso, cercando di allontanarsi dal centro urbano? Evidentemente quando la si realizzò non si previde l'espansione della città proprio in quella direzione.
Ma se il problema sicurezza stradale è molto più complicato da risolvere, quello relativo alla sistemazione della zona mercatale lo si può ovviare più facilmente.
Il mercato settimanale a Trani è stato da pochi anni spostato nella zona Stadio e parte proprio dai pressi della struttura sportiva, a ridosso del viadotto in cui si è verificato l'incidente, per poi svilupparsi lungo via Superga fino alla ex zona 167. Lo spostamento fu dettato dagli enormi disagi che esso provocava nella sua vecchia posizione: si estendeva, infatti, in pieno centro, congestionando, ogni martedì, l'intera zona. Solo cinque anni fa un'ordinanza dell'Amministrazione comunale sospendeva il mercato settimanale, per i seri problemi di sicurezza collegati alla conformazione della zona, quali l'assenza di vie di fuga, l'impossibilità per ogni mezzo di soccorso di addentrarsi nell'area in caso di emergenza, nonché problemi legati ai numerosi operatori e al grande flusso di avventori che si riversavano in quelle strade, per non parlare dei danni alla sede stradale e ai marciapiedi. Nell'ordinanza si sottolineava anche la necessità di attrezzare un altro sito, idoneo anche dal punto di vista urbanistico, ovviamente tenendo conto delle disponibilità economiche delle casse comunali[5]. Il tutto sembrava risolto allorquando si decise di attuare lo spostamento, nonostante le numerose divergenze con le associazioni di categoria: esse infatti consideravano la nuova zona scelta come non appettibile economicamente perchè inserita in un contesto di “di scarsi insediamenti residenziali e inesistenti attività commerciali” e difficilmente raggiungibile a piedi dai cittadini[6]. Non si presero in considerazione anche le lamentele e i commenti di semplici cittadini. Il sito web radiobombo.it riporta una lettera inviata da una residente[7], la quale sottolineava come le uniche vie d'accesso al mercato fossero il passaggio a livello di via Annibale Maria di Francia (con tutti i problemi che esso si porta dietro da tempo) e il vecchio sottopasso del Torrente Antico, visto che all'epoca non era ancora stato realizzato il sottopasso nei pressi del  convento dei Cappuccini. Queste vie d'accesso non erano giustamente considerate sufficienti e si evidenziava la possibilità, tutt'altro che remota, di formazione di ingorghi. Inoltre, l'area mercatale scelta insiste anche su via Di Vittorio, dove si trova la sede degli Operatori Emergenza Radio, che di tutto avrebbero bisogno, tranne che di una strada bloccata da bancarelle e camion. Ma le preoccupazioni legittime dei residenti furono quasi del tutto ignorate e, complice anche l'urgenza di prendere una decisione in merito, il mercato fu spostato nella nuova sede.
Nonostante i toni trionfalistici con cui la giunta comunale commentò il primo giorno di mercato nella nuova sistemazione (basti leggere le prime righe della nota di Palazzo di città[8]), le polemiche sono continuate nel tempo, senza portare a nulla di nuovo. Nel 2009 furono i Verdi a denunciare lo stato delle cose nella zona dell'area mercatale: insufficienza di servizi igenici, mancanza di vie di fuga, sosta selvaggia di veicoli, mancanza di controllo delle forze dell'ordine, presenza di rifiuti a fine giornata[9]. Insomma con lo spostamento i disagi non sembrano essere stati risolti, bensì paiono essere stati spostati solo di qualche km.
Nei giorni scorsi l'ultimo capitolo. Ci voleva un incidente spettacolare si, ma che avrebbe potuto avere effetti catastrofici, per risollevare la “questione mercato”. Alla carica è tornato il Comitato di quartiere Stadio, accompagnato anche da Unimpresa: tutti si chiedono cosa sarebbe successo se l'incidente si fosse verificato di martedì. I residenti e i venditori hanno riproposto le già richiamate lamentele, riguardanti l'opportunità di mantenere in quella zona il mercato settimanale. Il comitato sottolinea come in una riunione di alcuni anni fa con gli organi di governo, si previde proprio questo tipo di incidente, ma tale prospettiva fu bollata come difficilmente realizzabile: cinque anni dopo si è verificato ciò che tutti temevano [10] [11].
Nel frattempo nessuna delle aree a suo tempo proposte è stata predisposta ad ospitare il mercato settimanale. Eppure queste non mancano: basterebbe rendere idonee a tale uso aree come i capannoni Ruggia o il vecchio mercato ortofrutticolo. Il mercato sorgerebbe in una area attrezzata e basterà solo collegarla al centro cittadino tramite bus navetta, servizio già disponibile per l'attuale area mercatale.





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