venerdì 24 dicembre 2010

TE VOJO BENE ASSANGE

Resoconto di quanto appreso nell’ultimo mese grazie a Wikileaks
DALL'ITALIA E DAL MONDO - Torniamo sulla vicenda Wikileaks e sugli ultimi documenti pubblicati da Julien Assange, il 39enne giornalista australiano, promotore dell’organizzazione internazionale Wikileaks (letteralmente “fuga di notizie”) che si pone l’obiettivo di ottenere documenti autentici (questo non è in discussione) coperti da segreto per condividerli in rete. Se ne era parlato già a fine estate: ricordate? Se non avete memoria di aver appreso che gli “alleati” degli Stati Uniti complottavano con Al Qaeda e che il Governo italiano mandava altri soldati per la missione in Afghanistan all’insaputa degli italiani, forse è il caso che vi rileggiate il post pubblicato su Tranitaliamondo un po’ di tempo fa.
Effettivamente i media nazionali hanno evitato il più possibile i collegamenti con i documenti pubblicati in estate; hanno cercato in tutti i modi di minimizzare o banalizzare il contenuto dei cablogrammi pubblicati da Assange, spostando l’attenzione dai fatti alle peripezie personali del giornalista a cui, comunque si concluda la vicenda giudiziaria, dovrebbe andare la nostra gratitudine per l’opera di verità, seppure inevitabilmente parziale.
I media nazionali, dicevamo, in molti casi si sono limitati ad evidenziare aspetti secondari: si è fatto gran clamore sulla descrizione di un Silvio Berlusconiincapace, vanitoso e inefficace”, così lo descriveva l’incaricata d'affari americana a Roma Elizabeth Dibble, la quale sottolineava che "frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Alcuni giornalisti italiani hanno cercato di mostrare un Berlusconi stanco ma che, nonostante l’età, si concede avventure galanti, più o meno. Eppure a leggere i documenti non sembra proprio che si abbia a che fare con un latin lover. Per quanto siano informazioni interessanti poiché non dichiarazioni dell’escort di turno ma di rappresentanti istituzionali e di persone vicine al premier (il nuovo ambasciatore americano, David Thorne, riceve da Gianni Letta la descrizione di un premier "fiaccato dai party notturni, senza energie, con esami medici disastrosi" e poi assiste all’appisolarsi del premier in sua presenza), si tratta di un aspetto marginale se confrontato con le altre rivelazioni di Wikileaks. [1]
Molto più interessanti sono ad esempio i rapporti tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che insospettiscono non poco Elizabeth Dibble: Berlusconi è definito il “portavoce di Putin in Europa” e i rapporti americani parlano di "regali sontuosi" e di "contratti energetici lucrativi". [2] In un altro dispaccio si afferma che "molti suoi collaboratori sospettano che Berlusconi e i suoi accoliti abbiano rapporti di guadagno personale con l'interlocutore russo". I rapporti del vecchio ambasciatore americano Ronald Spogli parlavano di una “torbida connection Berlusconi-Putin" e prevedevano che, nei futuri incontri con Barack Obama, Berlusconi avrebbe cercato di “promuovere gli interessi della Russia” (si badi, non dell’Italia, naturalmente). [3] Se a queste considerazioni aggiungiamo che in vari altri documenti emerge che la mafia russa in Europa rappresenta una nuova “piovra” che beneficia di protezioni direttamente a Mosca [4], che il premier italiano è legato a personaggi condannati per collusioni con la mafia nostrana (Marcello dell’Utri sopra tutti), bisogna riconoscere che del premier non si può proprio dire che sia al di sopra di ogni sospetto. 
Ma i rapporti Berlusconi-Putin non sono il solo asse che lega l’Italia alla Russia: Spogli avvertiva che “le azioni dell'Eni stanno rafforzando la presa della Russia sugli approvvigionamenti energetici di tutta l'Europa occidentale". Sempre l’Eni, che secondo la Dibble "spesso appare dettare la politica energetica del governo italiano" (sospetto già abbastanza grave) usa la propria influenza "per bloccare i piani del'Unione europea sulla liberalizzazione del mercato dell'energia"; sempre secondo la Dibble “la politica energetica italiana riflette priorità russe più che quelle europee”. Per esempio, “il governo italiano è ambivalente su sostegno al progetto Nabucco, mentre Eni aiuta Gazprom a costruire gasdotti nel Mar Nero e nel Baltico, che creeranno solo maggiore dipendenza verso la Russia da parte dell'Unione europea”. [5]
Berlusconi non fa certo bella figura neanche nella vicenda dell’inverno 2006, in cui alla vigilia delle elezioni George Bush concesse al premier un monologo al Congresso, in un’aula riempita da "stagisti", assistenti, segretarie e portaborse avvisati in extremis per riempire i troppi posti vuoti. Questo era già noto: dai documenti pubblicati da Wikileaks si apprende che, in quell’occasione, Washington invitava ambasciatori e funzionari a “molta prudenza", perché di lui, "formidabile gaffeur", "pistolero della politica", non c’era evidentemente molto da fidarsi. [6]
Da altri cablogrammi riceviamo informazioni sulle pressioni ricevute dal Governo italiano da parte degli Stati Uniti in due faccende delicate: il caso Abu Omar e il caso Calipari. Per quanto riguarda la vicenda dell’imam Abu Omar, rapito dalla Cia a Milano e rilasciato un anno dopo (per la ricostruzione della vicenda cliccate su questo link), si riferisce che gli americani si sono mossi attraverso "canali diplomatici" e con "colloqui di alto livello con il primo ministro italiano Silvio Berlusconi" affinché i magistrati italiani non spiccassero un mandato di cattura internazionale contro gli agenti Cia coinvolti nel sequestro di Abu Omar. [7] Per quanto riguarda Nicola Calipari, l’agente del Sisde (di scorta alla giornalista Giuliana Sgrena) ucciso dal soldato americano Mario Lozano, addetto alla mitragliatrice al posto di blocco, subito dopo il rilascio della donna rapita (4 marzo 2005), si apprende che Mel Sembler, l’ambasciatore americano a Roma, predecessore di Spogli, sosteneva che il governo italiano "bloccherà i tentativi delle commissioni parlamentari di aprire indagini", sostenendo la tesi del "tragico incidente". Lo stesso Sembler avvertiva, a scanso di equivoci, che prima che Berlusconi intervenisse in Parlamento  "sarebbe meglio che il presidente George W. Bush lo chiamasse il giorno prima, in modo che lui possa dire in Parlamento di aver discusso la questione con il presidente" e che "il Dipartimento di Stato dovrebbe considerare una telefonata del Segretario di Stato (Condolezza Rice) al vicepresidente Gianfranco Fini nei prossimi giorni per confermare che condividiamo il desiderio italiano di lasciarsi alle spalle l'incidente". Il commento più opportuno è forse quello del senatore Pd, Felice Casson che afferma "Accettando una limitazione della sovranità nazionale, il governo Berlusconi ha rifiutato verità e giustizia, oltre ad abdicare al suo ruolo di garante dell'autonomia nazionale". Oltre a quello della vedova Calipari: “Provo disgusto, come quando capii che dal governo italiano non c'era interesse a fare chiarezza in quella vicenda. Perché come mi spiegò l'avvocato di Lozano, nel diritto internazionale vige la legge del più forte". [9]
Insomma se del Governo Berlusconi non emerge un’immagine positiva, altrettanto fosco appare il ruolo degli Stati Uniti: oltre all’ordine del Dipartimento di Stato Americano di spiare i diplomatici dell’ONU (cosa di una gravità inaudita!), oltre all'attività di intelligence ai danni di aziende e industrie europee (senza consultare i Paesi ospitanti), i vari documenti mostrano una diplomazia americana “invadente” che raccoglie informazioni anche sulla vita privata dei personaggi più in vista. Un’attività al confine col dossieraggio che potrebbe essere usata anche a fini ricattatori: ci sarebbero gli estremi per parlare di un’invasione nella sovranità nazionale, ma forse questi elementi non sono che la punta di un iceberg che getta più di un sospetto su quanto gli Stati Uniti, più o meno legittimamente, intervengono nella nostra politica.
Di fronte a tutto ciò, la stampa italiana tende banalizzare; il ministro Franco Frattini invece, gioca all’esagerazione, e anziché guardare la luna, vede il dito che la indica. Il ministro afferma che Assange “Vuole distruggere il mondo, il suo è terrorismo”; dichiara anche che  l'emergenza rifiuti in Campania, il crollo della casa dei gladiatori a Pompei, l'inchiesta che coinvolge Enav e Finmeccanica, e ora anche le rivelazioni imbarazzanti sui rapporti Italia-Usa annunciate da Wikileaks sono vicende solo apparentemente slegate, e che invece riconducono a un unico disegno volto "a colpire l'immagine dell'Italia sulla scena internazionale". [10] Insomma mancano solo i Sette Savi di Sion, il complotto giudaico-massonico, il Santo Graal, qualche templare qua e là: gli ingredienti ci sono tutti per il prossimo libro di Dan Brown o per la prossima puntata di Voyager. Per l’occasione, al posto di Giacobbo, condurrà Bruno Vespa.

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