venerdì 10 dicembre 2010

IDEE REGALO: ACQUISTA UN PARLAMENTARE

Denunciata compravendita di parlamentari in corso per il voto del 14 Dicembre

http://www.youtube.com/watch?v=ul9FBrdPBcs
DALL'ITALIA - Mancano ancora oltre due settimane alle festività, ma in certi casi è meglio essere previdenti: in Parlamento, infatti, pare che sia già iniziato lo shopping natalizio. Il regalo più gettonato, manco a dirlo: un onorevole, ovviamente. Effettivamente, prima del Natale, per il Governo ci sarebbe una scadenza ben più urgente: il 14 dicembre, ormai alle porte, si decideranno le sorti non solo di Berlusconi e dei suoi Ministri, ma anche di 630 deputati e 315 senatori (di maggioranza e di opposizione) che, in caso di sfiducia al Cavaliere, potrebbero essere costretti ad abbandonare le comode poltrone di Montecitorio e di Palazzo Madama. Ed ecco che qualche “affezionato” potrebbe proporre di non votare la sfiducia per non abbandonare i tanto confortevoli scranni.
A gettare ombre sulla possibile compravendita di parlamentari, è stato negli ultimi giorni, l’imprenditore Massimo Calearo, ex presidente di Federmeccanica, eletto nel 2008 nelle liste del Pd, che abbandonò il partito l’anno scorso (avendo scoperto di “non essere mai stato di sinistra”) e, dopo essere stato temporaneamente nell’API di Rutelli, attualmente si colloca nel Gruppo Misto. [1] L’onorevole ha dichiarato, in un’intervista a “Il Riformista”: Un nutrito gruppo di parlamentari del Pd mi sta tempestando di messaggi del tipo: «Massimo, almeno tu che hai la possibilità di farlo, vota a favore del governo»”. Effettivamente la preoccupazione dei parlamentari è fondata perché il 36.45% dei parlamentari perderebbe la pensione in caso di scioglimento delle Camere. A proposito della compravendita, Calearo fornisce anche i dettagli del tariffario: “Dai 350mila al mezzo milione di euro. […] E pensi che la quotazione, nei prossimi giorni, può ancora salire. Soprattutto al Senato”. D’altronde è noto: con l’approssimarsi delle “feste” i prezzi lievitano. “Mediamente una cifra che va dai 350mila ai 500mila euro può bastare, al netto della promessa di un’eventuale rielezione. Poi, se la situazione sarà meno incerta, il prezzo ovviamente scende. La bravura sta nello scegliere i tempi giusti per saltare il fosso. D’altronde la tempistica, nei mercati, è tutto.” Quanto alla propria posizione, Calearo tiene a precisare: “Io sono un caso a parte […]Lo sa che cosa mi ha detto Berlusconi, quando ci siamo incontrati di recente? «Calearo, io non ho nulla da offrirle perché lei, come me, vive del suo, di ciò che già ha»”. Evidentemente, se al contrario il fedele Calearo avesse avuto bisogno di qualcosa, il Cavaliere si sarebbe prodigato per soddisfare ogni minimo desiderio. L’onorevole poi aggiunge: “Ascolterò Berlusconi e deciderò alla seconda chiamata, dopo aver visto un po’ la situazione”, incarnando perfettamente il consiglio dantesco: Sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”. [2]
D’altronde a settembre 2010, nei giorni caldi che anticipavano il voto di fiducia del 29 Settembre (ricordate?), lo stesso Calearo aveva le idee chiare nel senso che assicurava di non fare mai mancare il mio voto a Berlusconi”. [3] A settembre, però, nelle offerte di voti e di generosi scambi, Calearo si ritagliò solo un ruolo da comparsa: il vero protagonista (questo sì, dovreste ricordarlo) fu il repubblicano Francesco Nucara che, prima del voto decisivo, dichiarava di essere stato contattato direttamente da Silvio Berlusconi. “Da me ha voluto più che altro consigli su chi contattare, diciamo che mi ha usato come consulente.[…] Ma poi credo che i singoli deputati li abbia contattati il premier personalmente”. [3] Il Presidente del Consiglio in persona prometteva: “Tutti i nostri parlamentari che, avendo prima deciso di fare parte di un nuovo gruppo, dovessero, per senso di responsabilità e per lealtà verso gli elettori che li hanno votati, decidere di restare nel gruppo Pdl, tutti, nessuno escluso, potranno contare sulla nostra amicizia, solidarietà e lealtà, anche nel momento della formazione delle liste elettorali”. [3] L’operazione, ad essere onesti, quella volta non andò benissimo considerando che in quell’occasione il governo incassò l’appoggio di 342 deputati, ma grazie all’indispensabile appoggio di Fli che il 14 dicembre non dovrebbe esserci, “campagna acquisti” permettendo.
Tornando alle vicende recenti è forse ingiusto puntare eccessivamente il dito su Calearo: l’onorevole è in piacevole compagnia.
Il 17 settembre 2010 il deputato Idv Antonio Razzi denunciava pubblicamente la presunta compravendita di deputati da parte di Berlusconi, dichiarando: “Si è parlato anche di pagarmi il mutuo e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”. [4] Proposte indecenti. Il deputato ha resistito finché ha potuto, ma qualche giorno fa ha ceduto alle lusinghe, ha lasciato l’Idv, è passato a Noi Sud, e ha dichiarato che sosterrà il governo. Di Pietro ha tuonato: Qualsiasi parlamentare di qualsiasi partito tradisca i propri elettori e si venda per 30 denari merita, parlando in modo metaforico, l’albero di Giuda”. [5] E l’albero, a quanto pare, dovrà avere radici solide perché dovrà reggere, oltre Razzi, anche Domenico Scilipoti (ex Idv) che, insieme a Calearo e a Bruno Cesario (ex Pd) ha dato vita al “Movimento di responsabilità nazionale” e ha dichiarato che voterà la fiducia. [6] Insomma il clima si fa rovente: Fini parla di calciomercato, Bersani invoca l’intervento della magistratura, la Procura di Roma apre due fascicoli sulla presunta compravendita, il primo di propria iniziativa e il secondo in seguito all’esposto di Di Pietro.
Qui ci limitiamo a considerare, aldilà delle eventuali implicazioni giudiziarie, quello che si può ritenere certamente un esempio di malcostume e di mancato rispetto dell’elettorato, oltre che dimostrazione di incoerenza. A parere di chi scrive, il trasformismo è agevolato dalla legge elettorale attualmente in vigore, la ben nota porcata di Calderoli: poiché le liste sono stilate dai partiti, non essendoci più il voto di preferenza, chi oggi “volta bandiera” non potrà essere domani “punito” dagli elettori. [7]
Parlando di malcostume e di trasformismo, vale forse la pena ricordare il caso Berlusconi-Saccà scoppiato a dicembre 2007 e su cui ha indagato la Procura di Napoli fino all’archiviazione nell’aprile 2009. Questo è un chiaro esempio di come, nonostante non vi sia reato, certi comportamenti sono e restano molto discutibili: il 6 luglio 2007, l’allora parlamentare di opposizione Silvio Berlusconi telefona all’allora presidente di RaiFiction Agostino Saccà. Il Cavaliere “consiglia vivamente” l’ingresso in Rai di due donne: “Senti, tu mi puoi fare ricevere due persone; […] Gli (sic!) puoi fare una chiamata? La Elena Russo e poi la Evelina Manna. Non c’entro niente io, è una cosa […]. Ti spiego cos’è questa qui. […] Io sto cercando di avere la maggioranza in Senato. Questa Evelina Manna può essere … perché mi è stata richiesta da qualcuno con cui sto trattando.”Capito tutto!” risponde prontamente Saccà. Chi, invece, non ha capito, non ci crede o vuole approfondire (la piaggeria di Saccà, le pressioni di Bossi, l’operazione “libertà”, etc.), può ascoltare l’intercettazione su You Tube. [8]

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