domenica 27 marzo 2011

CENTRO STORICO DI TRANI PATRIMONIO DELL'UNESCO: MA FATECI IL PIACERE!

Panoramica sui tanti problemi del centro storico, che qualcuno continua a ignorare

DA TRANI - In questi giorni si parla molto del centro storico tranese. Solo in questo week-end c’è stato il convegno organizzato da “Liberamente Democratici” sul presente e sul futuro del centro storico e l’apertura straordinaria di alcune delle chiese della nostra città da parte del FAI, anche se l’unico elemento di straordinarietà è che venga considerata straordinaria la loro apertura [1] [2]. Si susseguono dibattiti su come poter valorizzare un nucleo storico di straordinaria bellezza, ma nessun progetto serio sembra apparire all’orizzonte. Non ha fatto eccezione il convegno citato precedentemente. In questa sede, esperti di urbanistica e architettura hanno disquisito su questo tema senza arrivare a una conclusione concreta, se non quella della necessità di una partecipazione democratica della collettività ai progetti di valorizzazione del centro storico. Tuttavia, non c’è stato nessun cenno o riferimento allo scempio di piazza Longobardi, alla vergognosa apertura di un ristorante nella chiesa di Sant’Antuono e a molti altri temi che avrebbero meritato ben altra attenzione. Tra il pubblico (e gli stessi organizzatori) vi erano esponenti dei partiti di opposizione tranese, ma nessuno ha parlato, nessuno è intervenuto, forse erano più preoccupati a farsi vedere e a farsi riconoscere per la campagna elettorale ormai alle porte. Insomma, ennesima dimostrazione di come anche l’opposizione, pur avendo innumerevoli occasioni, ne stia sprecando troppe. E c’è chi insiste nel proporre il centro storico di Trani come patrimonio dell’Unesco. Ma nelle condizioni in cui versa attualmente, non crediamo proprio che esso possa minimamente essere considerato tale. Infatti, innumerevoli sono i problemi cui bisogna far fronte. Di alcuni di essi ne abbiamo già parlato in precedenti post, dedicandoci soprattutto alle piazze storiche. Purtroppo le nostre considerazioni non possono limitarsi solo ad esse. Il problema numero uno è quello legato al degrado e alla sicurezza nelle vie più antiche del quartiere. Sfidiamo chiunque a farsi una passeggiata in via San Martino il sabato sera, anzi sfidiamo chiunque semplicemente a indicarci dove si trova questa strada. Eppure questa è il nucleo più antico e ospita la bellissima chiesa omonima, attualmente dedicata al culto ortodosso. Proprio la storia multiculturale della nostra terra, che in passato ha ospitato vari popoli e che oggi accoglie comunità di ben quattro religioni, la cattolica, l’ortodossa, l’ebraica e l’islamica, potrebbe essere un grande punto di partenza per avviare questo processo di valorizzazione. In pochi a Trani conoscono la storia del nostro centro storico; gran parte di esso è conosciuto solo perché ospita il locale rinomato o il ristorante in cui si mangia bene, magari sede tempo fa di una chiesa, vedasi Sant’Antuono. La solita cultura del panzerotto, la cultura che porta solo ad individuare l’angolo più pittoresco per bersi una birra in compagnia, più che conoscerne il suo passato. Valorizzare un centro storico non significa solo aprirci pub e pizzerie per favorire la movida, anche perché in tal caso si dovrebbero operare controlli più ferrei per limitare l’impatto che questa ha sul patrimonio storico, e non crediamo che ciò accada nella nostra città, come nel caso di piazza-pattumiera Teatro. Per non parlare dei restauri messi in opera in alcuni dei palazzi storici di Trani, restauri in molti casi fini a se stessi, senza che potessero far si che i palazzi ospitassero, ad esempio, importanti sedi istituzionali. Anzi, in molti casi i restauri durano anni o sono addirittura interrotti e poi ripresi e poi di nuovo interrotti, come nel caso di palazzo Carcano, oppure sono affidati a privati, senza alcun controllo. Il risultato: scempi assurdi, come lo stabile in via Giudea demolito e ricostruito ex novo, senza alcuna relazione con quelli limitrofi, stessa fine che probabilmente farà l’ex Supercinema. All’elenco si aggiunge anche il degrado della zona a nord della città, alle spalle del Castello. Un’area questa che ha bisogno di un complesso progetto di recupero, ma di cui nessuno sembra interessarsi. Anche qui ci sarebbe la possibilità di eseguire degli scavi archeologici, ma si sa questi costano e il ricordo di palazzo Carcano scotta ancora. La lista potrebbe continuare all’infinito, ma non basterebbe un’intera pagina web per parlarne.
Il degrado non si ferma solo al centro storico. Al confine della nostra città vi è la presenza della villa romana, i cui resti sono stati individuati nei lavori di recupero del litorale sud, il cui intento era collegare lungomare Mongelli con le Matinelle. In questo caso, il comune, ricevuto il responso della Soprintendenza, si è limitato solo a far si che si aggirasse l’ostacolo [3]. E i resti che fine hanno fatto? Per non parlare del percorso artistico-culturale che, nel 2006, fu presentato dal comune e che sarebbe partito dalla cassa armonica della villa, per arrivare al museo archeologico che sarebbe dovuto sorgere a Colonna. Qualcuno ne ha mai sentito più parlare? Eppure c’erano in ballo ben 418.000 euro di finanziamenti P.O.R. della Regione Puglia, nell'ambito del Piano Integrato Settoriale "Normanno Svevo Angioino”[4]. A Colonna non siamo riusciti a far altro che spendere soldi per il concerto di Elton John. E Santa Geffa? La zona è stata affidata nel 2006 alla cooperativa Xiao Yan per la realizzazione di un centro di animazione sociale, aperto alle famiglie e a tutti i ragazzi della città. Il sindaco si affrettò a dichiarare come l’operazione non gravasse sulle casse comunali e che sarebbe servita a ridurre il degrado sociale, ma forse si dimenticava dell’importantissimo monumento risalente a 2000 anni fa, ormai abbandonato a se stesso. Anche qui l’elenco potrebbe continuare in eterno, comprendendo anche la distruzione di un dolmen presente nel nostro territorio (qualche tempo fa), di cui ormai si parla solo nei libri di storia, o ancora il capitolo Disfida di Barletta (o dovremmo chiamarla di Trani?) già discusso in un post precedente.
Ben vengano, a questo punto, idee come quella del consigliere comunale Franco Caffarella, riguardante l’”albergo diffuso”, progetto che porterebbe a realizzare camere e servizi negli svariati edifici storici di Trani, con una struttura centralizzata unitaria. Questo permetterebbe la valorizzazione del patrimonio edilizio del territorio e l’incremento della capacità ricettiva. Il progetto porterebbe anche la riduzione del turismo “mordi e fuggi”, a favore di un turismo più stabile e sostenibile, in nome della prerogativa di Città Slow di cui Trani gode da anni [6]. Tuttavia, sembra che a Trani troppe altre cose sono “slow”. Caffarella evidenzia come queste idee possano supportare la presentazione del dossier richiesto dall’Unesco per elevare il nostro centro storico a patrimonio mondiale. Ma basta solo questo? Certo è che la condizione del centro storico di Trani così come è oggi è molto molto lontana da quella che potrebbe portare l’Unesco ad una decisione favorevole in tal senso. Tante sono le differenze tra il nostro e i centri storici già patrimonio dell’Unesco: c’è qualcuno che crede che la situazione del nostro sia almeno vicina a quella di Venezia, di Roma, di Firenze o di Urbino?
A questo punto non ci resta che presentare il dossier ad un'altra Unesco, l’Unione dei Negligenti Estimatori degli Storici Centri Obsoleti; lì si che saremmo i primi in graduatoria e potremmo anche vantarcene.


1 commento:

  1. Gentili Signori, sono Alberto Muciaccia, dell'associazione Liberamente Democratici. Mi sorprende che abbiate potuto polemizzare sull'assenza di un progetto per il centro storico a seguito del convegno, attribuendo tale carenza anche alla strategia di passerella perseguita da Noi organizzatori. Se non avessi apprezzato il contributo di questo sito, conosciuto or ora, non mi sarei soffermato nel precisare quanto segue.
    Attraverso il convegno abbiamo voluto ascoltare esperti esterni alla nostra Città e alle nostre "botteghe" ma conoscitori della storia e delle vie di Trani per apprendere i principi guida sull'argomento Centro Storico di Trani che riteniamo, ancora oggi, fondamentale per il futuro della nostra Città. Alcuni dei principi enunciati dai relatori sono stati da Voi menzionati nel Post. Speriamo che li abbiano appresi anche i politici presenti perché invitati o perché lettori del manifesto affisso una settimana prima.
    Nessuno di Noi di Liberamente Democratici era presente sul tavolo dei relatori e nessuno di noi ha fatto un intervento a commento, eccetto il nostro presidente che ha introdotto ricordando la figura del nostro amico, co fondatore e co ideatore del convegno Mauro Michele Simone. Mi pare evidente che da parte nostra non ci fosse intento di passerella o, quantomeno, mi pare evidente che fosse prevalente l'intento di apprendere le linee guida per pensare ad un progetto concreto sul centro storico. Abbiamo appena iniziato, dunque, cercando di apprendere prima, per poi dire e fare (magari!) meglio.
    Siamo convinti che solo cose simili possano arricchire la città e di conseguenza ognuno di noi che ci vive e ci lavora.
    Nel fare e nel pensare tutto ciò sacrifichiamo denaro, affetti familiari e tempo libero e ritengo sia legittimo chiedere di non essere "assimilati" con polemiche standard.
    Concludo come avrei dovuto iniziare, ringraziandoVi per essere intervenuti al convegno ed averlo citato nel Vostro apprezzabile sito.
    albertomuciaccia@hotmail.com

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