domenica 20 marzo 2011

TEATRO COMUNALE, RIAPRIAMO IL SIPARIO

Idee e proposte, più o meno realizzabili, sulla sede del futuro teatro

DA TRANI - Le discussioni sulla possibile realizzazione di un teatro comunale a Trani stanno animando in queste settimane il dibattito politico, e non solo, nella nostra città. Il tema affrontato è senza dubbio importante per una città che rivendica spesso la sua qualità di polo culturale d’eccellenza, ma i cui investimenti in quest’ambito sono sempre più ridotti. Da troppo tempo Trani è una città senza un teatro stabile, pur essendo stata la prima località del meridione ad averne ospitato uno. Dal lontano 1793 l’antico teatro ha vissuto alterne vicissitudini, fino alla completa demolizione e alla realizzazione nell’area in cui sorgeva dell’attuale piazza, espressione della “cultura del panzerotto”, che oggi anima sempre più la nostra città. Bei tempi quelli.
Troppo complicato al giorno d’oggi investire nella cultura ed è proprio per questo che alcune associazioni culturali cittadine (la prima fu l’Acli nel 2009) hanno invitato formalmente l’amministrazione comunale ad acquisire l’immobile in cui sorgeva, fino a tre anni fa, il Supercinema, simbolo nei decenni scorsi di quella cultura tranese oggi più che mai bistrattata [1]. Proprietà di un gruppo di persone con, evidentemente, interessi eterogenei, lo stabile rischia seriamente di essere acquistato da un privato, il quale, secondo indiscrezioni riportate dall’assessore alla cultura Andrea Lovato durante uno dei forum organizzati dalle associazioni su citate, potrebbe demolirlo e far posto a palazzi [2]. Seri dubbi suscita questa soluzione, visto lo scempio urbanistico messo in atto nella zona in tempi passati, dove accanto a edifici più antichi, sono sorti palazzoni altissimi, il tutto in un’area storica della città. Per questo la proposta di ristrutturare lo stabile e riadattarlo a teatro comunale risulta preferibile. Le associazioni che cavalcano questa ipotesi hanno evidenziato come l’operazione possa essere di basso impatto economico, vista la conformazione della struttura, che già in passato ospitava una sala teatrale e cinematografica. Inoltre, il circolo Acli di Trani sottolinea come all’operazione recupero del Supercinema possano partecipare le numerose compagnie teatrali cittadine e nel 2009 auspicava la possibile presenza di una folta cordata di imprenditori pronti ad investire nella fondazione “Ida Grecca del Carretto”, che avrebbe senza dubbio ridotto le spese di acquisto e rifacimento dello stabile, a vantaggio delle non rosee casse comunali [3]. Inoltre si nota come la presenza di un teatro stabile in città possa essere fonte di sviluppo, oltre che a livello culturale, anche a livello economico e turistico per Trani, per i sostanziosi proventi che questo settore garantisce.
L’idea, comunque apprezzabile, non è priva di aspetti negativi. Innanzitutto sorgono dubbi sulle dimensioni dell’edificio, a nostro parere troppo piccolo per ospitare un teatro stabile; considerando le numerose strutture che dovrebbero essere realizzate e collegate ad esso e la penuria di aree destinate a parcheggio, in una zona con alta densità abitativa, il dubbio è più che fondato. Il rischio è realizzare un complesso teatrale molto simile al vicino cinema-teatro Impero, struttura ibrida, visto il contemporaneo utilizzo della sala per proiezioni cinematografiche, che resta la maggiore fonte di guadagno per i gestori. Certo le stagioni teatrali all’Impero si realizzano, ma possiamo accontentarci degli spettacoli di Gianfranco D’Angelo o Corrado Tedeschi (senza offesa), visti anche i più illustri artisti ospitati, ad esempio, al Teatro Curci della vicina Barletta? Ecco, a fronte di tutto ciò, non crediamo che realizzare un altro teatro di dimensioni ridotte possa portare introiti tali da ammortizzare in breve tempo le spese di ristrutturazione e gestione dell’impianto, oppure dare quell’impulso culturale che porterebbe anche gente delle città vicine a venire a teatro nella nostra città. Tanto vale tenerci l’Impero. Ma l’assurdità di questa soluzione è microscopica in confronto all’idea che il sindaco Giuseppe Tarantini propose alla cittadinanza qualche anno fa e, che recentemente ha riportato in auge. Parliamo della proposta di realizzare il teatro comunale nell’attuale sede dell’Amet, proposta più volte considerata un cardine del progetto politico della seconda amministrazione Tarantini. Presentato qualche anno fa, il progetto  (che riprende uno simile risalente a circa 40 anni fa) preveda di riadattare lo stabile alla nuova destinazione d’uso, inglobare nel complesso anche il vicino carcere femminile, tramite la realizzazione di un passaggio che colleghi i due edifici e la conseguente costruzione di un sottopasso che dal lungomare conduca a piazza Plebiscito. Insomma un progetto faraonico, considerando sia i costi di realizzazione in sé, sia quelli relativi agli obbligati trasferimenti dell’azienda Amet e del carcere femminile in altri siti. Tanto assurdo da chiedersi quasi se chi l’ha proposto ci credesse veramente. Inoltre si dovrebbero mettere in conto i tempi occorrenti per i due trasferimenti, soprattutto quello relativo all’azienda municipalizzata. Qualche anno fa fu indetto un bando pubblico atto ad individuare una società che fosse disposta a finanziare un leasing di quasi 9 milioni di euro all’Amet, in modo da consentirle di avere una nuova sede in via Andria e cedere la sede storica di piazza Plebiscito al Comune. L’enorme cifra in gioco, anche in relazione alla crisi economica di questi tempi, ha fatto si che il bando scadesse (agosto 2010) senza che nessuno presentasse un’offerta. Questo, in concomitanza con l’insediamento del nuovo presidente e del nuovo C.d.a., ha rallentato i tempi, portando ad un, si spera, definitivo tramonto delle idee faraoniche del nostro sindaco: queste sarebbero un bel tema per un’eventuale commedia da portare in scena [4]. Nonostante tutto, Tarantini ha recentemente rilanciato la proposta, mentre il suo delegato ad uno dei forum di cui si parlava in precedenza, l’assessore Lovato, giustificava l’idea, dichiarando come il problema fosse legato ai finanziamenti dell’Unione Europea, che sarebbero “garantiti solo per strutture nuove o almeno prossime al centro storico”. Inoltre, “il progetto di riconvertire la sede di Amet godrebbe di un finanziamento di 6 milioni di euro, ma per il Supercinema non ve ne sarebbero” [2].
Insomma i dubbi che ci vengono riguardano sia l’una sia l’altra proposta. Tuttavia, vogliamo noi stessi proporre una soluzione. Perché non scegliere come sito per un eventuale teatro l’area attigua all’ex distilleria Angelini, alle spalle del castello? Questa zona, dal 2008 sottoposta a vincolo archeologico [5], sia per la vicinanza al castello sia per i ritrovamenti di importanti resti archeologici, fu menzionata qualche tempo fa dall’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trani Ugo Operamolla come sede di un autosilos, per risolvere il problema dei parcheggi legato al vicino Tribunale [6]. Ve lo immaginate un gigante autosilos, un mostro di cemento armato, che fa da sfondo a uno dei panorami più belli di Trani? In successione: Cattedrale, Palazzo Torres, Castello, autosilos. Mah! Al contrario, crediamo che la costruzione in quella vasta area (come nota nella foto da satellite) di un teatro ex novo potrebbe valorizzare la zona, sia a livello urbanistico e paesaggistico, sia a livello sociale ed economico. Il tutto comprendendo anche la litoranea nord, ormai sempre più deturpata ed abbandonata. Il vincolo archeologico non sarebbe d’intralcio, poiché secondo una sentenza del TAR del Lazio del gennaio di quest’anno, la sua imposizione non esclude, ferme restando l’autorizzazione e il parere della Soprintendenza competente, la possibilità di eseguire lavori di bonifica e anche di edificare, purché la costruzione sia realizzata senza che i reperti archeologici subiscano un uso incompatibile col loro carattere storico o artistico” [7].
Si auspica, a questo punto, che così come l’assurda idea di Operamolla, a questo punto non realizzabile visto che un autosilos non potrebbe mai salvaguardare i beni archeologici dell’area, ha avuto grande rilevanza sui media locali, così la nostra proposta possa essere ugualmente presa in considerazione, pur sapendo che un’eventuale opera simile porterebbe a spendere una cifra sostanziosa, in parte coperta dai finanziamenti della UE a cui faceva riferimento l’ass. Lovato. Inoltre in un sol colpo l’amministrazione comunale dimostrerebbe di avere ancora a cuore la cultura a Trani, senza che siano spesi denari pubblici per opere astruse ed irrealizzabili.

[5] http://www.radiobombo.com/news/40696/trani/l-area-dell-ex-distilleria-sottoposta-a-vincolo-archeologico
[6] http://www.traninews.it/articoli/5944-autosilos-in-via-dei-finanzieri-la-soluzione-per-i-parcheggi-.asp
[7]http://lexambiente.it/beni-culturali/267/2817-Beni%20culturali.%20Espropriazione%20per%20vincolo%20archeologico.html?format=html&Itemid=18&option=com_content&view=article&catid=267&id=2817:Beni%20culturali.%20Espropriazione%20per%20vincolo%20archeologico&month=3&year=2007


1 commento:

  1. Il Supercinema è stato già Teatro in passato, si esibirono fior fior di attori di livello nazionale, ed il palco è tra i più grandi della Puglia...Peraltro ha già avuto dei lavori di ristrutturazione nel 2003...Gli unici costi sarebbero quelli per acquisirlo.
    Quanto ai parcheggi...Si, ok...Ma questo è un problema che nella nostra Città non avremmo solo lì...

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