domenica 13 marzo 2011

SCUOLA PUBBLICA… L’ULTIMA DELLA CLASSE

L’impietosa fotografia di un Paese che non investe abbastanza nell’edilizia scolastica

DALL’ITALIA E DA TRANI - Alcuni giorni fa Legambiente ha presentato l’11° rapporto nazionale sull’"Ecosistema Scuola", riguardante la qualità dell’edilizia scolastica e delle strutture e dei servizi ad essa collegati [1]. La ricerca annuale si basa su dati, raccolti tramite questionario, relativi alle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado; sono state coinvolte le città capoluoghi di Provincia e gli Enti Provinciali. Almeno quello era l’intento di Legambiente, poiché purtroppo sui 117 capoluoghi italiani, solo 93 hanno presentato la documentazione completa, così come sulle 110 Province, neanche la metà ha inviato dati completi. E, indovinate un po’, in Puglia solo Lecce e Taranto sono entrate nella classifica finale, cosicché risulta impossibile valutare in maniera completa  la situazione delle scuole nella nostra Regione, ma anche nella nostra provincia o nella nostra città. Un problema che da anni il nostro Paese non riesce a risolvere è quello legato all’assenza dell’Anagrafe Scolastica, la quale permetterebbe di avere un quadro completo sulle condizioni dei nostri 42000 plessi scolastici. Il tema affrontato da questa pubblicazione risulta molto serio e, sicuramente, sottovalutarne i risultati finali potrebbe essere pericoloso, anche perché le scuole dovrebbero essere gli edifici più sicuri in assoluto. I parametri di giudizio adottati spaziano dalla valutazione dell’agibilità statica degli edifici, al rispetto delle normative antisismiche, dagli investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria, alla salubrità igienico-sanitaria, dalla presenza di impianti sportivi, alla sostenibilità gestionale degli edifici, fino all’adozione della raccolta differenziata e del cibo biologico nelle mense. Certo non è in questo post che verranno presentati i dati raccolti (è on-line il dossier completo), ma il nostro intento è quello di trarre delle conclusioni, basandoci anche sulle vicende riguardanti le scuole della nostra città.
Preoccupa che, come denunciato da Legambiente stessa, in Italia non si riescano ad individuare strategie efficaci per far si che la questione scuola non più sia considerata come una emergenza nazionale, ma sia coinvolta in un più ampio processo di intervento che preveda una seria programmazione e gestione delle risorse. E’ proprio questa la questione cruciale: l’iter burocratico di passaggio delle risorse economiche dallo Stato agli Enti Locali è molto spesso così lungo e tortuoso da causare ritardi importanti, anche in casi di piccoli interventi di manutenzione ordinaria. Questa incertezza mette in crisi gli stessi Enti Locali competenti, i Comuni per le scuole fino alla secondaria di primo grado e le province per le Scuole superiori, che secondo il rapporto investono in media circa 41000 euro annui ad edificio per la manutenzione straordinaria e solo 10000 euro annui per quella ordinaria. Le cifre sono irrisorie, in quanto bisogna tener presente le condizioni attuali delle nostre scuole e la necessità di adeguamenti normativi e di messa in sicurezza. Il tutto è favorito dal fatto che in Italia il 65% delle costruzioni scolastiche risulta realizzato prima degli anni ’70. Pretendere di tenere in piedi un patrimonio così vetusto, senza che si investano cifre importanti, risulta alquanto azzardato. Ma in realtà qual è l’entità dei fondi a disposizione degli Enti Locali? Nel nostro Paese avventurarsi in questioni simili richiede uno sforzo immane, ma almeno secondo quanto riportato da "Ecosistema Scuola", del miliardo di euro di fondi FAS (i celeberrimi Fondi per le Aree Sottoutilizzate) deliberato dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), decurtato di 256 milioni per far fronte all’emergenza Abruzzo, finora sono stati assegnati circa 358 milioni da destinare ad interventi urgenti per i casi di maggior rischio rilevati durante i monitoraggi, e i rimanenti 400 milioni sono ancora da ripartire. Per il 2010 e il 2011 non sono previsti ulteriori finanziamenti, se si escludono quelli aggiuntivi relativi al 5% del fondo infrastrutture (circa 115 milioni). Se alla insufficienza di queste risorse e i continui tagli perpetrati dal Governo centrale aggiungiamo che ancora oggi la Conferenza delle Regioni lamenta la poca chiarezza dei criteri di ripartizione dei finanziamenti su citati, ci si rende conto di come la situazione non sia delle più rosee. Per questo Legambiente nel suo rapporto chiede che si faccia chiarezza sia sulle competenze degli Enti nei processi di programmazione e gestione dell’edilizia scolastica, sia sull’effettiva entità delle risorse disponibili; il tutto affinché si sviluppi "una metodologia d'intervento che superi la filosofia dell'emergenza per quella della programmazione".
Un altro dato allarmante è la forbice esistente tra la qualità del patrimonio edilizio tra Nord e Sud: quest’ultimo pur avendo un patrimonio più giovane, necessita di maggiori interventi rispetto a quello settentrionale. A tal proposito cadono a pennello gli eventi verificatisi negli ultimi tempi nelle scuole tranesi. Da sottolineare il vergognoso stato in cui versa l’ala di più recente costruzione della scuola elementare E. De Amicis, in cui nei giorni scorsi vi sono state infiltrazioni d’acqua a seguito delle copiose piogge [2]. Una cosa è certa: a Trani quando piove non si allagano solo strade e sottopassi, ma anche le scuole. Dopo varie segnalazioni, sia da parte dei genitori sia da parte della dirigente, i tecnici del comune sono intervenuti per normalizzare la situazione. A questi eventi è seguita la dichiarazione dell’assessore Di Savino, impegnato come non mai a destreggiarsi  tra allagamenti e infiltrazioni varie, il quale ha invitato a non speculare sui bambini [3]. Certo, ma questi meriterebbero almeno un’attenzione particolare. Egli ricorda anche il tempestivo intervento dell’amministrazione nella messa in sicurezza del cornicione della scuola, ma forse si dimentica che tale intervento tanto tempestivo non lo è stato, visto che dal cornicione della parte meridionale dello stabile vi è stato l’effettivo distacco di calcinacci, per fortuna avvenuto di notte [4]. Non si poteva provvedere prima? Come forse anche si poteva provvedere prima a rimuovere l’enorme cartellone pubblicitario presente davanti all’uscita di sicurezza della scuola media G.Rocca, davanti a una rampa per disabili [5]; anche qui si parla di intervento tempestivo del comune, ma per mesi e mesi quel cartellone è rimasto lì a pubblicizzare prodotti ed eventi pur risultando abusivo. C’è voluta la solita segnalazione dei Verdi per provvedere alla rimozione: da soli era difficile arrivare ad una conclusione simile. Per non parlare, poi, del vicino liceo classico (ma in tal caso, come detto prima, la competenza è della Provincia); anche qui, se nei bagni del primo piano non scorre acqua, al pian terreno ce n’è abbastanza, anche troppa, visto che si sono verificate infiltrazioni nelle aule a seguito degli acquazzoni. E non è la prima volta, secondo quanto testimoniato dagli studenti. Ma niente paura, neanche a farlo apposta lo stesso giorno l’ente provinciale ha stanziato dei fondi per la messa in sicurezza della scuola, cifra comunque ritenuta insufficiente. Altro esempio di tempestività. Peccato però che in ogni caso trattasi di scuole costruite nel periodo fascista e che richiederebbero un’opera di ristrutturazione seria e completa per garantire la sicurezza dei ragazzi, anche a fronte di eventi verificatesi nel passato. Ci rendiamo conto, tuttavia, di chiedere l’inverosimile ad un’amministrazione tanto impegnata a litigare e sbraitare per lo ″scippo″ dell’alberghiero, tanto da riuscire a malapena a tenere in piedi ciò che c’è già.
Tra l’altro, nel leggere questo post, ci si rende probabilmente conto di come in Italia il problema della sicurezza nelle scuole non è al primo posto nei pensieri di chi ci governa. Ah, dimenticavo un piccolo particolare: proprio chi ci governa qualche tempo fa dichiarava che la scuola pubblica non educa, figuriamoci se può avere qualche speranza di rimanere in piedi.





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